«Chiudere i porti è una follia a prescindere. Poi, chiuderli soltanto alle Ong, è una follia al cubo. Se una vita va salvata, al di là di chi la salva, va accolta. Fare arrivare nei porti solo le navi della Marina, è soltanto una manovra di tipo propagandistico». L’assessore alle Politiche sociali e cittadinanza Giuseppe Mattina non usa giri di parole, e si scaglia contro l’inversione di rotta del nuovo governo nazionale in tema di migranti. La scelta di chiudere i porti, la crociata sposata dal ministro dell’Interno Matteo Salvini, viene duramente criticata da Mattina, anche alla luce dei numeri legati al fenomeno degli sbarchi.
«La realtà è che gli arrivi a Palermo, nell’ultimo anno, sono diminuiti del 70 per cento – prosegue Mattina – In città, da giugno dello scorso anno, ci sono stati solo tre sbarchi di migranti, mentre nell’anno precedente erano stati una trentina». A diminuire, è anche il numero dei minori stranieri non accompagnati affidati alle cure dell’Amministrazione: «Sono 220, meno della metà dello scorso anno». La maggior parte dei minori affidati al Comune ha tra i 16 e i 17 anni, e dal prossimo gennaio, 60 di loro compiranno 18 anni.
Per Mattina, il punto è che «il ministro Salvini fa solo propaganda e le Ong svolgono un lavoro importante. Hanno basato buona parte della loro campagna elettorale sulle paure che vengono identificate con qualcuno che è diverso. Ma in questi mesi il ministero dell’Interno non ha fatto assolutamente niente contro l’immigrazione clandestina. Tutto quello che sta accadendo è frutto del lavoro dell’ex ministro Minniti».
Non solo ribadire la paura non serve a nulla, ma occorrerebbe ritornare al «proprio dna che è quello di un popolo che accoglie e che condivide con gli altri le sue ricchezze. In questo momento non c’è motivo di avere paura, è solo un modo per dimostrare di mantenere le promesse elettorali: così stiamo distruggendo un sistema di accoglienza che funziona e che è il migliore in Europa, di un Paese che ha dimostrato di essere veramente umano. La capacità di prendersi carico dei più fragili – conclude – è un segno di forza e maturità di un popolo».
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