Michele non vedente gira doc e studia musica a Boston «Dobbiamo essere indipendenti, libertà spetta a tutti»

È di due siciliani il primo documentario completamente girato e realizzato da un non vedente. «Se qualcuno ha già fatto prima di noi una cosa del genere io non l’ho vista», scherza nelle prime scene di Il nostro sguardo il protagonista, Michele Romeo 24 anni, originario di Mazara del Vallo. A coinvolgerlo nell’avventura l’amico Andrea Caschetto, conosciuto come l’ambasciatore del sorriso, per il suo giro attraverso gli orfanotrofi del mondo, raccontato nel libro Dove nasce l’arcobaleno.

Michele, che ha curato interamente riprese e montaggio, dopo essersi ammalato nel 2005 ed essersi sottoposto a diversi interventi chirurgici, ha perso definitivamente la vista all’età di 18 anni. L’amicizia con Andrea risale invece ai tempi dell’università, quando hanno vissuto insieme per un anno nello stesso residence a Milano.

«Da molto tempo io e Andrea – racconta Michele a Meridionews – avevamo in testa di fare un viaggio insieme. L’idea di girare un documentario durante la nostra vacanza a San Pietroburgo è stata assolutamente improvvisata ed è partita da lui, ma io mi sono fatto subito coinvolgere dalla sua intraprendenza. Durante le riprese spiego come faccio a orientarmi, a sentire, racconto le mie percezioni. Mi è piaciuto cimentarmi in questo progetto perché molti spesso mi chiedono come riesca a muovermi, non credono che un non vedente riesca a cavarsela da solo e mi è sembrato un buon modo per mostrare a tutti che invece è possibile».

I due giovani sono partiti dal territorio ibleo, approfittandone per far visita alla regista modicana Alessia Scarso, che ha dato loro qualche consiglio e li ha aiutati nella realizzazione del documentario, pubblicato su Youtube nei giorni scorsi. Poi la partenza per San Pietroburgo e l’ultima tappa a Monaco di Baviera in occasione dell’Oktober Fest, la tradizionale festa della birra bavarese.

«Quello che io e Andrea volevamo dimostrare è che non bisogna mai arrendersi davanti a una malattia e non ci si deve lasciare sopraffare dal vivere una condizione difficile. Il segreto è riuscire ad accettarsi e fare diventare il proprio limite un punto di forza. Io adesso vivo bene nella mia condizione, per me è normale e sono felice. Tutto quello che ho passato ha contribuito a rendermi quello che sono e se posso essere d’ispirazione per gli altri ben venga».

Le riprese sono state realizzate con uno smartphone. «La tecnologia – continua Michele – mi ha aiutato molto e in ogni scena cercavo di lasciare dei riferimenti per aiutarmi in fase di montaggio. La parte più bella e secondo me significativa del documentario è quella in cui chiedo ad Andrea di lasciarmi da solo e vado a fare una passeggiata con il bastone. Il messaggio che volevo lanciare è che anche un non vedente ha bisogno del suo spazio e può prenderselo, può essere totalmente autonomo e indipendente, anzi deve esserlo. La libertà è fondamentale e spetta a tutti».

E lo dimostra il fatto che da qualche giorno Michele si è trasferito a Boston per frequentare il Berklee College e seguire la sua passione: la musica. «Suono la chitarra da diversi anni ormai – aggiunge Michele – ma ho sempre studiato privatamente, essere in una scuola a contatto con tanti altri che hanno la mia stessa passione è un’esperienza nuova e stimolante e poi Boston mi piace tantissimo, la trovo molto europea e a misura d’uomo, totalmente diversa da New York».

«Michele – ha dichiarato Andrea Caschetto – ha voluto dimostrare che non esistono limiti, che con determinazione e forza di volontà si può fare tutto. Lui è l’esempio di come si possano realizzare i propri sogni e di come la malattia possa essere affrontata con il sorriso, senza scoraggiarsi, senza mai abbattersi». Il giovane ragusano adesso si prepara ad un’altra avventura: a fine mese partirà per il Sudamerica con una sedia a rotelle per mostrare la reazione della gente. Sulla carrozzina la scritta Yo soy como usted, hàblame (Io sono come te, parlami), che sarà anche il titolo del suo prossimo libro.

Chiara Carbone

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