Niente vicepresidenza del Senato o incarico, al governo nazionale, per Gianfranco Micciché. Il braccio destro di Silvio Berlusconi in terra siciliana, non rimarrà a Roma. Lascerà il posto a palazzo Madama per restare in Sicilia. Da coordinatore di partito e da ex presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana, ha deciso di rimanere a Palermo. Ancora non si sa per quale ruolo. Se avrà un posto nella giunta guidata da Renato Schifani o se verrà confermato a capo dell’ARS. Di certo la sua permanenza, nell’ambiente regionale, scompiglia un po’ le carte a chi aveva già messo il cappello sulla poltrona più importante di sala d’Ercole. Dopotutto durante la campagna elettorale, lo stesso Micciché, aveva più volte ribadito il pieno appoggio a Schifani ma soprattutto la comune visione. Forse per l’appartenenza a Forza Italia, forse per un rapporto che si è consolidato nel tempo, di fatto lo scenario prospettato è stato da subito diverso rispetto alla mancata intesa, con Nello Musumeci, resa palese nei cinque anni trascorsi. Adesso, però, rimane da capire per quale incarico ha preferito lasciare il Senato. Di certo questa scelta riapre più di una partita. E a sedere dall’altra parte del tavolo c’è Fratelli d’Italia, “azionista” della coalizione che vuole fare valere tutto il proprio peso ottenuto alle urne. Un testa a testa dove, il presidente Schifani dovrà mediare, ma Micciché potrà rispondere con il coltello tra i denti e in conseguenza alle decisioni prese a livello nazionale da Giorgia Meloni.
Evidenti i risvolti dopo la decisione. A Roma subentra nel seggio un altro forzista. In lista figurano Daniela Ternullo, Nicola Li Causi e Rosalia Pennino. Questione differente, invece, per l’Assemblea Regionale Siciliana. Se Micciché verrà nominato assessore e deciderà di dimettersi da deputato (anche se Schifani ha fatto sapere di volere in giunta solo parlamentari), a palazzo dei Normanni entrerà Francesco Cascio (sacrificato in nome dell’unità del centrodestra per alle ultime amministrative a Palermo) di professione medico, già presidente dell’ARS e vicepresidente della Regione. Se invece Micciché non si dimetterà da deputato, e quindi rimarrà all’interno dell’Aula, non solo Cascio resterà fuori ma sarà accesa la contesa per lo scranno più importante cioè quello del presidente. Ruolo ricoperto nell’ultima legislatura e sul quale c’è l’attenzione di Fratelli d’Italia per ragioni di “equilibrio”: Forza Italia ha espresso la presidenza della Regione con il palermitano Schifani; a Fratelli d’Italia con il catanese Galvagno la presidenza dell’Assemblea. “Equilibrio” che, al momento, non è stato mantenuto per le Camere così come trapelato dalle parole catturate dagli obiettivi. Alla luce di ciò, l’attesa per il varo del Governo nazionale pare essere necessaria per la nascente giunta.
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