Micari, uno dei 71 docenti contrario a candidatura «Congedo valido come professore, non per rettore»

La prima volta non si scorda mai. Fa ancora discutere la scelta del rettore dell’università di Palermo Fabrizio Micari di candidarsi, alla guida del centrosinistra siciliano, per la presidenza della Regione Siciliana. Un fatto inusuale che non è andato giù a 71 docenti dell’ateneo, che hanno sollevato le proprie perplessità in una lettera aperta e che è arrivata dopo la mail interna che lo stesso rettore aveva inviato al corpo accademico. Alle critiche mosse dai colleghi Micari ha risposto criticando a sua volta la loro presunta imparzialità: «Vengono tutti da Radiologia (l’ambito di provenienza dell’ex rettore Roberto Lagalla, designato assessore in un eventuale giunta di centrodestra) e li guida un ex assessore di Lombardo (Andrea Piraino)». Il merito della contestazione comunque rimane. Sulla questione Meridionews ha scelto dunque di intervistare un altro docente che fa parte dei 71: Alberto Lombardo, professore di Statistica al Dipartimento di Ingegneria. Lo stesso dipartimento in cui insegna Micari, tra l’altro.

Da dove nasce l’esigenza di una lettera aperta al rettore Fabrizio Micari, candidato presidente del centrosinistra alle prossime elezioni regionali?

«Credo che l’esigenza di una risposta pubblica viene dal fatto che ognuno di noi si è sentito investito della responsabilità di levare la propria voce di fronte a un atto che, a nostro parere, investe alcuni meccanismi delicatissimi della vita accademica. La candidatura del rettore infatti ci ha privato dal punto di vista sostanziale proprio di quella figura che invece ci avrebbe dovuto rappresentare per “garantire il perseguimento delle finalità di terzietà dell’Ateneo”. Il rettore, divenendo attore di una parte politica (si badi bene, qualunque essa sia), non può più assolvere a questo ruolo di terzietà. Questo limite non è certo superato dal porsi da parte del rettore in congedo temporaneo. Si può porre in congedo il professore Micari dalle sue funzioni di docente dell’ateneo, ma non il rettore che, è vero, può essere sostituito dalle sue funzioni organizzative da questa o quell’altra figura, come il pro-rettore vicario, ma non può essere sostituito neppure per un momento nel suo ruolo».  

Quali scenari si potranno determinare per l’Ateneo dopo il risultato elettorale?

«Esaminiamo i tre possibili esiti: 

1. Micari viene eletto presidente della Regione. È chiaro che a quel punto egli si deve dimettere da rettore. Abbiamo quindi perso mesi preziosi in cui si poteva risolvere subito questa vicenda. L’imbarazzo per la scelta sarebbe rimasta in molti, ma avrebbe coinvolto solo la figura personale di Micari e non l’intero ateneo come istituzione. 

2. Micari non solo non viene eletto, ma la sua coalizione consegue il terzo o il quarto posto. Cosa succede? Ritorna a rappresentare l’ateneo da sconfitto, e sconfitto in modo pesante in una competizione importante? Quale sarebbe l’effetto di indebolimento della sua figura nel ruolo di rappresentanza dell’ateneo sia a livello regionale che nazionale? Dopo gli stracci che stanno volando, come avviene sempre più usualmente nelle competizioni elettorali, con quali sentimenti coloro, che sono stati aspri competitori fino a ieri, si troveranno a rappresentare uno la Regione e l’altro l’ateneo? 

3. Micari arriva secondo, ossia la sua coalizione ottiene il secondo miglior risultato. In questa eventualità, che per la verità nessuno ha fatto presente, Micari cosa farà? Si dimette da rettore, fa il deputato regionale e il capo dell’opposizione, come il suo impegno politico gli impone, e quindi cadiamo nel primo caso; oppure non assolve all’obbligo implicito che sta prendendo coi suoi elettori e ritorna a fare il rettore (caso b)?.

Direi che il pasticcio si complica in qualunque delle tre eventualità».

Cosa non condividete e cosa invece apprezzate dell’appello di Micari, quando ad esempio sostiene che l’elezione di un rettore porterebbe al centro delle esigenze politiche il mondo accademico? Non è così, o il contesto è più complesso?

«Qui non è in discussione se l’affermazione di Micari alle elezioni regionali possa portare un beneficio al mondo accademico. Questa è una valutazione politica che potremmo fare in altra sede. Le esigenze del mondo accademico non vanno portate in questo modo, buttandole nell’agone politico. Anche questo è un altro segnale diseducativo, a mio parere, che viene dato: che per far valere le proprie esigenze (o peggio ancora i propri diritti) si debba passare da una competizione elettorale. “Visto che le esigenze dell’Università sono state disattese o addirittura calpestate negli ultimi anni, allora mandiamo il nostro massimo rappresentante a farle rispettare”. Ma è una concezione della politica e della democrazia da mercato delle vacche. Micari, che è una persona intelligente, fuori dall’ateneo si è smarcato da questa collocazione per darsi una connotazione più largamente rappresentativa, mentre all’interno di esso si presenta come il suo campione. Tuttavia, proprio questo smarcarsi da questa etichetta, per rendersi un candidato (giustamente) trasversale, lo allontana proprio dal suo essere rettore. Paradossalmente: da rettore lui è rappresentante di una parte della società e quella deve rappresentare in modo specifico e non subalterno verso nessuna parte politica; da candidato deve fare l’esatto contrario: per tentare di rappresentare un’area maggioritaria della società siciliana, non può più essere il rappresentante dell’ateneo». 

È vero che la lettera sarà inoltrata, oltre allo stesso Micari, anche al consiglio di amministrazione e al senato accademico? Se sì, perché questa scelta?

«Questo è già stato fatto. Il motivo è molto semplice: chiederemo risposte alle nostre domande in tutti i contesti».

Andrea Turco

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