Metropolitana, chiesti 12 rinvii a giudizio Disastro colposo per il buco in via Bolano

La Procura della Repubblica di Catania ha chiesto il rinvio a giudizio per 12 dei 15 indagati nel processo per i lavori alla metropolitana del capoluogo etneo. Le accuse a vario titolo sono di truffa aggravata, falso e frode nelle pubbliche forniture e corruzione. Nei cantieri per la realizzazione delle due nuove tratte della metro, la Stesicoro-Giovanni XXIII e la Borgo-Nesima, sarebbe stato usato cemento depotenziato o di qualità inferiore rispetto al capitolato d’appalto. Tra gli indagati ci sono imprenditori, funzionari della Ferrovia Circumetnea, professionisti privati e uomini del ministero del Lavoro.

Tra le richieste dei pm Antonino Fanara e Agata Santonocito spiccano i nomi di Santo Campione, amministratore delegato della Sigenco, la ditta capofila del consorzio Uniter che si è aggiudicato l’appalto, accusato di truffa e frode e Tuccio D’Urso, all’epoca direttore dell’ufficio speciale emergenza traffico e oggi candidato sindaco della città. Per lui si ipotizza il reato di falso. Sono accusati di truffa e frode Salvatore Innocente, capo cantiere della tratta Borgo Nesima, Salvatore Forzese, capo cantiere della tratta Giovanni XXIII-Stesicoro, Antonino Millazzotto, direttore tecnico della Sigenco e Salvatore Fiore, dirigente tecnico e direttore dei lavori della Ferrovia Circumetnea.

E’ stato chiesto il rinvio a giudizio con l’accusa di falso per Elena Molinaro, dirigente del dipartimento del ministero dei Trasporti. Enrico Maltauro, amministratore delegato del Gruppo Maltauro costruzioni, e Giuseppe Chiofalo, ex capo della segreteria tecnica del sottosegretario ai Trasporti Raffaele Gentile, dovranno rispondere del reato di corruzione. Infine sono accusati di disastro colposo, per aver causato il crollo del tratto di carreggiata in via Bolano, Roberto De Pietro, nella qualità di coordinatore pianificazione della Fce, Campione e Innocente. Infine è stato chiesto il giudizio per Antonio Patanè e Rosario Randazzo. Chiesta l’archiviazione invece per il direttore generale della Fce, Sergio Festa, Giovanni Tesoriere, preside della facoltà di Ingegneria dell’università Kore di Enna, e i consulenti della Sigenco Sebastiano Polizza e Daniele Peila.

Il candidato sindaco D’Urso, recentemente assolto nel processo per la costruzione dei parcheggi, ha dichiarato di «essere pronto a dimostrare anche questa volta che la Procura si sbaglia, come ha già fatto in precedenti processi, bloccando anche lo sviluppo economico della città e posti di lavoro».

Nel frattempo però, nonostante gli annunci, rimangono chiusi i cantieri della metropolitana, mentre sta per scadere la cassa integrazione ordinaria per i 190 lavoratori della Sigenco. Tutto dipende alla decisione del tribunale fallimentare sulla richiesta di concordato preventivo di tipo liquidatorio presentata dall’impresa che, a differenza di quanto detto in un primo momento, non potrà continuare i lavori. La Ferrovia circumetnea, ente appaltante, aveva comunicato al consorzio Uniter, vincitore della gara d’appalto, che avrebbe rescisso il contratto nel caso in cui la costruzione delle due nuove tratte di metropolitana non fosse ripresa rapidamente. Da allora poco è cambiato.

Circa due settimane fa la Tecnis, la società dell’imprenditore Mimmo Costanzo che fa parte del consorzio Uniter, ha dato la sua disponibilità a subentrare nel progetto. «Stanno valutando come far ripartire i cantieri, sono passaggi tecnici», spiega Nunzio Turrisi, della Filca Cisl. Ma rimane una situazione sospesa. «Nel momento in cui il giudice accetterà il concordato di tipo liquidatorio e nominerà un commissario per la Sigenco, la Tecnis, o altre imprese, dovranno presentare un’offerta per l’acquisto di ramo d’azienda», precisa Turrisi. Nel frattempo resta il nodo dei lavoratori. Il 4 giugno è previsto un incontro a Roma al ministero del Lavoro per discutere della concessione della cassa integrazione straordinaria.

Redazione

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