Prorogare la cassa integrazione dei lavoratori dei cantieri della metropolitana di Catania fino al 17 agosto. Questa la richiesta formulata dalla Cmc nel primo pomeriggio di oggi, spedita al Ministero del Lavoro, ai sindacati e alla Regione. Sarebbero 131, fra operai e dirigenti, i dipendenti del colosso ravennate delle costruzioni a finire in panchina a partire dal 4 febbraio. Cioè la forza lavoro «dell’Unità produttiva» di Catania, distribuita nei due cantieri delle tratte Stesicoro-Misterbianco e Nesima-Stesicoro. Una scelta, da parte della Cooperativa muratori e cementisti, che segue la cassa integrazione decretata all’indomani del blocco dell’opera dovuto al crollo in via Castromarino e al sequestro della galleria in fase di scavo. Alle fasi delicate degli ultimi mesi, segnati dalla richiesta di concordato preventivo e dalle conclamate difficoltà finanziarie della società che detiene l’appalto della Ferrovia Circumetnea, si aggiungono dunque nuove fibrillazioni.
Mentre dalla società, in via informale, filtrano inviti alla calma, non è lo stesso da parte dei sindacati. I vertici di Cmc avrebbero compiuto la richiesta a seguito proprio del sequestro di via Castromarino, legato all’inchiesta della procura di Catania sullo smottamento. Troppo «pesante» per le casse dell’azienda tenersi sul groppone lavoratori non operativi per cause di forza maggiore. Le rassicurazioni riguardano invece il cantiere di Monte Po che già nel 2020 dovrebbe concludersi e, al momento, non subire rallentamenti. Un quadro che, appunto, non lascia tranquille le rappresentanze sindacali, allarmate dal doppio timore riguardo il futuro delle maestranze e, più in generale, un potenziale e inaspettato blocco prolungato dell’opera.
Il cantiere della metro stavano avanzando a buon ritmo: la talpa meccanica a settembre si trovava sotto piazza Risorgimento mentre, poco prima del crollo, si trovava a 700 metri di scavo da piazza Stesicoro. Da accertare se l’episodio di via Castromarino abbia effettivamente delle connessioni con i lavori in corso.
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