«Ho ucciso mia moglie». Queste le parole che un 52enne tunisino avrebbe proferito questa mattina, presentandosi con le quattro figliolette tra i due e i dodici anni davanti alla polizia. Avrebbe preso a bastonate la donna, una connazionale 33enne, fino a lasciarla senza vita. La tragedia si è consumata in un’abitazione di Sperone, a ridosso di Faro Superiore, a Messina.
La vittima era mediatrice linguistica. Ieri, per l’arrivo degli 838 migranti a Messina, era stata impegnata nelle traduzioni sino a tarda sera. Al rientro a casa, lo scontro con il marito e il delitto. Sarebbe di natura passionale il movente dell’uomo, presentatosi in mattinata negli uffici che conosceva bene, quelli dell’immigrazione del commissariato nord. Dal suo racconto sembrerebbe che, la scorsa notte, in preda alla gelosia e all’ira, abbia colpito con un bastone la moglie, uccidendola. L’avrebbe bastonata ripetutamente, sia al capo che al volto.
I due, perfettamente in regola con il permesso di soggiorno, si erano trasferiti a Messina da diversi anni. L’uccisione sarebbe avvenuta al culmine di una lite, sembrerebbe alla presenza delle bambine, svegliate dalle urla e, forse, testimoni della vista della madre in terra, immersa nel suo stesso sangue. Sembrerebbe che, tra i due, i litigi fossero frequenti nell’ultimo periodo. Sarebbe stata la giovane età della consorte a suscitare la gelosia del marito.
I poliziotti, arrivati nella casa dei due coniugi dopo il racconto del 52enne, pare abbiano solo potuto appurare la morte della 33enne, trovata riversa sul pavimento.
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