Messina, sigillati di nuovo i cancelli della ex scuola Foscolo Teatro Pinelli: «Il sindaco si assuma le sue responsabilità»

«Ci risiamo. Per la seconda volta i cancelli della ex-scuola Ugo Foscolo sono stati sigillati dal solito Saldatore Ignoto. Probabilmente, per essere così silenzioso, apparterrà all’antico Ordine Peloritano – ma di origine tibetana – dei Vigili Scalzi». È con un ironico comunicato che gli animatori del teatro Pinelli di Messina comunicano l’ennesimo stop in una delle tante occupazioni portate avanti in questi anni. A partire dallo sgombero dell’ex teatro – esperienza di cui conservano il nome -, nel 2013. «Oscuro il mandante, oscuro l’esecutore, meno oscuro il movente: è piuttosto scomoda la posizione di chi, dopo aver finto una presunta comunione di intenti, si trova, nei fatti, a doversi sbarazzare di un’ingombrante ex-compagno», continuano i pinellini. Il riferimento affatto velato è al sindaco Renato Accorinti e alla sua giunta. La scelta di porre i sigilli senza una vera e propria azione ufficiale viene interpretata dagli attivisti come una posizione di dissenso da parte della stessa amministrazione. Ma gli occupanti non fanno sconti: «Siamo stanchi di un’amministrazione che non si assume le sue responsabilità politiche. Siamo stanchi di metodi subdoli e infami».

La storia del teatro Pinelli Occupato comincia il 15 dicembre 2012, anniversario della morte dell’anarchico Giuseppe Pinelli, a cui lo spazio viene intitolato. Formato da un gruppo eterogeneo di persone, cittadini, lavoratori dello spettacolo, della conoscenza, studenti, precari, intermittenti, attivisti No ponte e No Muos, rivitalizzatori di spazi dismessi, come loro stessi amano descriversi. Da quella data, in cui dopo vent’anni è stato riaperto l’ex teatro in fiera, chiuso da quando è stata istituita l’autorità portuale, i pinellini si sono ripromessi di «ridare un teatro a una città che ha perso memoria e dignità, saccheggiata dalla mala politica e la gestione clientelare e privatistica dei beni comuni». È stato dunque avviato un tavolo tecnico e costituito un comitato, con l’intento di evitare che la gestione di luoghi simili venisse affidata a un unico privato, come era nelle intenzioni dell’Autorità Portuale. Un progetto che, secondo quanto affermano i pinellini nei messaggi divulgati, era votato esclusivamente al crocierismo e al diportismo.

Poi, il 14 febbraio 2013, la prima battuta d’arresto: l’area dell’ex teatro viene sgomberata. Ma il teatro Pinelli itinerante decide di occupare anche il palazzo dell’Irrera a mare, sempre con l’obiettivo di accendere i riflettori sugli spazi comuni pubblici abbandonati, attraverso una vera appropriazione diretta degli stessi. «Dallo sgombero, per due mesi ci siamo trasformati in teatro itinerante, continuando la programmazione e le altre attività in Ztl (zone temporaneamente liberate, beni comuni sottratti alla collettività) – raccontano -. Ci siamo soffermati in particolare sul parco Aldo Moro, parco comunale, affiato all’Ingv che non lo utilizza e lo tiene chiuso alla città. Vorremmo lanciare un progetto di uso in comune del parco e delle strutture al suo interno e farne la sede dell’università della Terra, università alternativa che possa favorire lo scambio di pratiche di riconversione e l’intreccio dei saperi. La nostra proposta è stata accolta con lucchetti e saldature del cancello. Anche sul parco la lotta è ancora aperta». Le attività si fanno via via sempre più itineranti al punto da coinvolgere i gruppi sociali più variegati, anche i migranti che in quel momento alloggiavano al Palanebiolo. Eventi che i pinellini cercano di organizzare sempre a costo zero.

Puntuale arriva però anche il secondo sgombero: il 25 aprile viene così occupata la Casa del Portuale, in una zona che gli attivisti del Pinelli definiscono degradata e fatiscente. Chiuso anche questo spazio, a gennaio 2014, gli occupanti si trasferiscono nei locali dell’ex scuola Ugo Foscolo di via Palermo, dove si mettono in pratica percorsi pensati per i ragazzi del quartiere, attività di doposcuola e il progetto di una palestra popolare. Ma, il 24 febbraio 2015, anche i cancelli della scuola vengono chiusi, su invito di Salvatore De Francesco, dirigente del dipartimento Politiche culturali ed educative, il quale ha sottolineato come in quei locali siano ancora presenti arredi scolastici, strumenti musicali, attrezzature informatiche e risultino ancora attive le utenze elettriche, idriche e telefoniche, che con l’occupazione vengono utilizzate in maniera abusiva. I pinellini, ovviamente, non si arrendono e si sono già riappropriati dello spazio di via Palermo.

antonellatrifiro

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