Messina, sgombero per 20 famiglie senza casa «Accorinti come Pilato». La difesa: «Non ho tradito»

Hanno solo due giorni di tempo. Al massimo entro 48 ore dovranno lasciare i due immobili che occupano abusivamente da circa un anno. L’ordine di sgombero per venti famiglie è stato firmato dal gip Maria Teresa Arena e notificato ieri agli occupanti dell’ex scuola Foscolo di via Palermo e dello stabile che ospitava la caserma dei carabinieri di via Gesù e Maria in San Leone. I due immobili sono occupati dai movimenti che combattono contro l’emergenza abitativa e dal gruppo teatro Pinelli e abitate da venti famiglie che non hanno una casa

Le forze dell’ordine hanno dato 48 ore di tempo agli occupanti prima di intervenire. Il sindaco Renato Accorinti e l’assessore alla Casa Sebastiano Pino ieri mattina si sono recati al Tribunale per chiedere una proroga dello sgombero. Almeno per il tempo necessario a trovare una soluzione per i 20 nuclei familiari che hanno trasformato l’ex scuola e l’ex caserma in appartamenti. Nel primo caso si tratta di un immobile di proprietà comunale, ma l’iter per lo sgombero non è partito dall’ente pubblico, il secondo edificio è di proprietà privata, della famiglia nobiliare D’Alcontres. «Abbiamo fatto istanza per rinviare lo sgombero, anche se è difficile – ha spiegato il primo cittadino -. Ho il cuore spezzato perché c’è una ripercussione enorme sulla vita delle persone». Anche dal consigliere del gruppo misto, Gino Sturniolo, si alza una voce a sostegno degli occupanti: «Ci sono una ventina di famiglie bisognose che lì hanno trovato un tetto, e poi, dentro quegli stabili si svolge un’attività di carattere sociale, culturale e politica che è messa a disposizione dei quartieri. Credo che sia necessario che la città si mobiliti affinché questi sgomberi non vadano avanti».

Nel tentativo di coinvolgere i cittadini, gli attivisti del Centro Popolare Occupato dell’ex Foscolo hanno organizzato stamattina una «colazione resistente», mentre pomeriggio alle 16.30 dal Cpo partirà un corteo colorato e in maschera per le vie della città «per urlare tutta la nostra determinazione a rimanere. Il Centro ex Foscolo – sostengono gli attivisti – è un bene del quartiere e di tutta la città. Oltre un anno di esperienza sociale ed abitativa del centro popolare verrebbe cancellata con la solita risposta: repressione e sgombero». E anche Accorinti è finito tra i bersagli: «Non possiamo ignorare le dirette responsabilità dell’amministrazione comunale, che più volte ha esibito comportamenti, per questa ed altre occupazioni, che farebbero arrossire Ponzio Pilato, il quale almeno se ne lavò mani solamente. L’amministrazione ha avuto più volte la possibilità di riconoscere il progetto di autorecupero edilizio che ha creato un immenso valore sociale aggiunto in un quartiere notoriamente difficile».

Ma il primo cittadino non ci sta e rimanda le accuse al mittente: «Ho sempre vissuto con le persone più disagiate, oggi da amministratore sto facendo il massimo, ma se non si ottiene qualcosa subito non è corretto dire che ho cambiato rotta o ho tradito. Lo ribadisco: faremo di tutto per trovare una soluzione». Speranza che continuano a nutrire le famiglie: «Siamo in una situazione disastrosa – racconta uno degli occupanti -. Non ci siamo appropriati di una scuola, non l’abbiamo occupata come una conquista, ma solo perché non sapevamo dove andare». A difenderli c’è anche l’Unione inquilini Messina. «Non si può risolvere questa situazione con l’uso della forza – spiega la segretaria Clelia Marano, ex esperta i Servizi sociali del sindaco Accorinti -. In una città che vede il disagio abitativo sempre più crescente – con 700 domande inevase per l’accesso all’edilizia residenziale pubblica, la questione del risanamento mai risolta e centinaia di sfratti per morosità – pensiamo che questo tipo di esperienze, come quella del San Leone Occupato, di Casa Paradiso e della Foscolo, possano essere delle vere risorse per l’intera comunità. Non è più pensabile – conclude – tenere sfitti, vuoti o abbandonati migliaia di alloggi, siano essi pubblici o privati».

Simona Arena

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