Messina, polizia privata sarà sui mezzi pubblici Misura dopo aggressioni ad autisti e controllori

Entro fine mese la polizia privata a Messina sarà a bordo di bus e tram. Ma non solo. A bordo dei mezzi pubblici ci sarà anche più personale. Questa la decisione adottata dell’assessorato alla Viabilità per contrastare l’escalation di aggressioni verificatesi in questi mesi a danno del personale di Atm. L’ultima lo scorso 30 marzo, quando un autista 55enne è stato minacciato, spintonato e ferito al torace da sette ragazzi, quattro dei quali minorenni poi fermati dai carabinieri. 

Le segreterie del settore trasporti di Cgil, Cisl, Uil, Ugl e Faisa si sono incontrate questa mattina con la dirigenza aziendale alla presenza dell’assessore Gaetano Cacciola, per predisporre e analizzare le contromisure da adottare per arginare questo fenomeno. A fine mese sarà avviato il servizio di vigilanza non armata da parte di un’agenzia privata che si dovrà aggiudicare il bando da 35 mila euro per sei mesi. Due guardie giurate saranno di supporto alle attività di verifica sui mezzi nelle fasce orarie della mattina e della sera e un’auto sarà dedicata agli interventi su chiamata in caso di pericolo per autisti e ausiliari .

Si tratta di una fase sperimentale per dare un segnale di maggiore presenza a tutela di lavoratori e beni aziendali. «La polizia privata non andrà a sostituire ma a integrare l’opera di supporto già garantita dalle forze dell’ordine – spiega Atm -. Su richiesta del sindacato verrà garantito l’ampliamento di altro personale ausiliario per consentire una più diffusa presenza di personale sui mezzi». Verrà formato anche un tavolo permanente sulla sicurezza, composto da lavoratori e azienda.

Le organizzazioni sindacali hanno accolto favorevolmente l’iniziativa dell’amministrazione, per dare maggiore sicurezza a chi quotidianamente opera a contatto con la clientela e spesso si espone a rischi di aggressione per l’inciviltà di una piccola parte di utenza. «È ovvio – commentano – che non siamo alla soluzione di un problema che ha origini di natura civica e sociale, ma serviva dare un segnale non di repressione ma di tutela per lavoratori e utenti, e al tempo stesso una reazione all’inciviltà a cui non possiamo e non dobbiamo rassegnarci».

Simona Arena

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