Gavettoni sul comandante dei vigili urbani durante la processione della Vara, il 15 agosto, aggressioni al personale ai suoi ordini, sindaco e assessori oggetto di raid violenti e di aggettivi poco edificanti. È il volto di una Messina che sembra avere perso il cosiddetto senso civico. Oltre a quello della misura. Come denuncia, in una nota al primo cittadino, proprio il capo della polizia municipale. Calogero Ferlisi, rivolgendosi all’assessore alla Mobilità, Gaetano Cacciola, oltre che a Renato Accorinti, «con grande amarezza e senso di sbigottimento», segnala, «oltre alle aggressioni e minacce subite e denunciate, i continui, ripetuti, vergognosi e diffamanti attacchi al sottoscritto e all’intero corpo di polizia municipale che negli ultimi tempi vengono perpetrati ad opera di cittadini messinesi sui principali social network e tramite commenti su giornali online».
Una condizione di insofferenza comprovata da una serie di episodi che farebbero pure ridere, per quanto sono grotteschi, se non denotassero il degrado di una città prossima al baratro. Lo scorso 16 ottobre, una vigilessa è stata malmenata dopo aver verbalizzato due 25enni, un ragazzo e una ragazza, rei di essere passati col rosso a bordo di un motociclo e di non indossare il casco. Due suoi colleghi, nello stesso mese, erano stati aggrediti in pieno centro da un pensionato, mentre utilizzavano lo scout system, il rilevatore elettronico delle auto in sosta vietata. Il 31 agosto, l’assessore all’Ambiente, Daniele Ialacqua, ha trovato la scritta «cesso», incisa con un oggetto appuntito su uno sportello della sua Fiat Panda.
Nel giugno 2014, durante una rivolta urbana da parte degli ambulanti abusivi di Minissale, nella zona sud della città, era stato Accorinti a vedere il proprio nome scolpito su un sanitario esposto su un cassonetto dell’immondizia ribaltato. Sempre lui è stato bersaglio di molte irruzioni a palazzo Zanca, a opera di lavoratori edili, ultrà, sfrattati. E degli stessi venditori abusivi. Una di queste, degenerata in violenze ai danni del personale del Comune, ha provocato, lo scorso 16 giugno, le dimissioni di Ferlisi che, il successivo giorno di Ferragosto, durante la processione della Vara, ha denunciato alcuni tiratori per averlo accerchiato e annaffiato – secondo alcuni, solo in ossequio alla tradizione – con una decina di litri d’acqua.
Condotte che è difficile ricondurre al malcontento per i mancati risultati amministrativi. «Non si capiscono minimamente – prosegue il comandante, riferendosi ai commenti sui social – le motivazioni di tali affermazioni che addirittura giustificherebbero anche i fatti incresciosi verificatisi in occasione della processione della Vara». La sua accusa, all’indirizzo di «sedicenti cittadini che dicono di avere a cuore la loro splendida città», è di voler «far ricadere pericolosamente tutte le problematiche del nostro territorio sull’intero corpo di polizia municipale e sul suo comandante». Ferlisi parla anche di «difficile riorganizzazione delle risorse umane», con riferimento a una dotazione organica di 326 agenti a fronte del 1.108 necessari in base ai parametri regionali.
Ancora, stigmatizza «con fermezza» certi «comportamenti delittuosi nei confronti di persone in divisa che, con grandissimo spirito di sacrificio, stanno lavorando fra mille difficoltà per il loro esiguo numero, a tutela degli stessi messinesi, per la loro incolumità sulle strade cittadine e per il rispetto della legalità». Infine, conferma che continuerà «a denunciare all’autorità giudiziaria i cittadini che vogliono scientemente e ingiustificatamente solo buttare fango e screditare l’intero corpo di polizia municipale».
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