Messina, palazzo Zanca aperto tra furti e minacce Accorinti: «Ma il Comune è la casa di tutti i cittadini»

Furti, scenate, minacce, computer mandati in frantumi, ambulantato abusivo. Palazzo Zanca rischia di diventare una polveriera. A generare timori nel personale sono alcuni tra coloro che quotidianamente si presentano agli uffici dei Servizi sociali e del Risanamento in cerca di un sussidio e di una casa. O, semplicemente, per chiedere l’elemosina. Persone disperate che vanno aiutate ma che rischiano di tramutarsi in un pericolo per sé e per gli altri. La situazione sarebbe degenerata da quando il sindaco Renato Accorinti ha disposto la rimozione dei tornelli, all’inizio del proprio mandato, nell’estate del 2013. Una decisione che, nei giorni scorsi, ha suscitato la protesta della capogruppo del Nuovo centrodestra Daniela Faranda a sua volta preoccupata dalle condizioni di scarsa sicurezza in cui i consiglieri comunali devono lavorare.

Il disagio dei dipendenti è tale che la scomparsa di occhiali da sole e cellulari, per mano di ignoti, appare quasi il problema minore. Sebbene persista. L’ultima denuncia, relativa al furto di un telefonino, inoltrata ai vigili urbani del corpo di guardia e ai carabinieri risale a circa dieci giorni fa. Pochi, probabilmente, perché il comandante del corpo Calogero Ferlisi ne sia al corrente. Il dirigente ammette ai cronisti che, soprattutto in passato, molta gente entrava nel palazzo indiscriminatamente: «Ora, però, c’è una pattuglia di due agenti che gira per evitare ogni pericolo». Certo, i momenti critici non sono mancati, nel recente passato. A partire dalle minacce di morte proferite da un venditore egiziano di rose, noto in città per essere stato quasi ucciso da una bastonata, nel 2012. Sembra che il 60enne, che vive in condizioni economico-sociali precarie, sia stato più volte fermato dai vigili e sottoposto a trattamento sanitario obbligatorio.

Sebbene l’assessore Nino Mantineo escluda qualunque tipo di criticità, proprio in queste ore, negli uffici dei Servizi sociali, si sta ripristinando l’impianto di video sorveglianza. Parallelamente, si provvede all’installazione di una porta con la serratura automatica. Qui, non troppo tempo fa, un uomo è andato in escandescenza, gettando a terra i computer. Tensione anche alle Politiche per la casa: «Come dipartimento – racconta la dirigente, l’architetta Maria Canale – siamo abituati a certe cose. Siamo sempre sulla breccia. La situazione è migliorata da quando, nel 2014, siamo stati trasferiti a palazzo Zanca. Finché siamo rimasti in via Trento, in un appartamento isolato, carabinieri e polizia erano costretti a intervenire un giorno sì e uno no. Adesso, di fronte al nostro ufficio, c’è il distaccamento dei vigili che fa da deterrente. La situazione è meno critica, sebbene non sia di tutto riposo. Ci sono momenti in cui la gente tenta di buttare giù la porta. Per esempio, la polizia municipale è dovuta intervenire per calmare un uomo che si diceva costretto a vivere in auto. Gli abbiamo trovato un alloggio ma non gli è piaciuto. Da allora non abbiamo avuto più sue notizie».

Dagli ingressi secondari del palazzo entrano anche venditori ambulanti. Una cosa poco ortodossa, malgrado non metta a repentaglio la salute di nessuno. Inquieta di più la presenza di tossicodipendenti. Il tutto contribuisce a diffondere piccole leggende sulla presenza di donne che nei bagni del municipio danno il colore ai capelli. Si vocifera perfino di estranei che dormono negli uffici. Questo si narra a proposito dell’Urbanistica, quando i locali erano in via Industriale. «Il Comune – commenta Accorinti – è la casa dei cittadini e deve rimanere aperta, pure a chi vuole contestare o criticare l’amministrazione o l’attività politica in generale. I cittadini dovrebbero partecipare di più ai lavori del Consiglio comunale o del laboratorio dei beni comuni, chiaramente in maniera propositiva. In merito alla sicurezza, c’è già un presidio dei vigili urbani ma non possiamo chiuderci. Laddove verrà segnalato, sul momento, un esagitato o un abusivo, si prenderanno i provvedimenti del caso».

Fabio Bonasera

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