Non era stata preannunciata e non era scattato alcuno stato di agitazione. È stata una protesta inaspettata quella scattata ieri sera che ha paralizzato il porto di Tremestieri a Messina per molte ore con code chilometriche di mezzi pesanti fino a Roccalumera. Un modo per gli autotrasportatori per fare emergere i tanti disagi vissuti in questi mesi di emergenza dovuta al coronavirus.
Il blocco è scattato intorno alle 21, quando un grosso tir è stato posizionato di traverso per impedire l’accesso all’approdo sud dell’infrastruttura. In pochi minuti, la chiocciola si è congestionata e si sono create inevitabili file di tir lungo l’autostrada Messina-Catania, fino al casello di Roccalumera. Sul posto si è reso necessario anche l’intervento delle forze dell’ordine e della polizia municipale per riportare alla calma la protesta.
«Una situazione che è figlia dell’esasperazione – ha detto il presidente dell’Aia Giuseppe Richichi – Qui c’è gente che guida per nove ore di fila e non può permettersi di aspettare ancora del tempo prima di imbarcarsi». Una situazione particolare quella del porto di Messina dove, a differenza di altri porti d’Italia, «ci sono flussi continui di veicoli e di camion e i traghetti dovrebbero essere come una continuità della strada, il sostituto di un ponte». Altro motivo per cui a Messina si è arrivati alla protesta è la differenza con le tratte delle navi che fanno la lunga percorrenza «in quel caso – precisa Richichi – imbarchiamo spesso solo il semirimorchio senza autista».
A mediare con gli autotrasportatori è stato il vicesindaco di Messina Salvatore Mondello insieme agli agenti della Digos. Alla fine ha prevalso il buon senso e, poco prima della mezzanotte, il blocco è stato rimosso e il traffico ha cominciato a defluire verso le navi bidirezionali. A disapprovare quanto successo ieri notte, invece, è il segretario Fast Confsal porti e navigazione Sicilia Nino Di Mento. «Pur comprendendo le ragioni e le richieste della categoria degli autotrasportatori e ritenendole ampiamente giustificate, da parte nostra non possiamo accettare né avallare il metodo adottato perché viola ogni regola civica e istituzionale della contrattazione».
I ritmi frenetici di questi mesi hanno messo e continuano a mettere a dura prova pure il personale portuale e marittimo. «Hanno svolto e svolgono il loro lavoro sotto pressione e in condizioni critiche di tensione e stress – continua il sindacalista – Sono loro i primi ad avvertire tutta l’insoddisfazione degli autotrasportatori», conclude Di Mento.
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