Messina, i Santapaola e l’affare delle case popolari Accorinti: «Tentativo di lucrare abortito sul nascere»

Una mafia «pulita, ricchissima e impunita, posta nel salotto bene della città». È quella costruita dai Santapaola a Messina, così descritta dal giudice per le indagini preliminari che ha ordinato 28 misure cautelari al culmine dell’operazione Beta. Una situazione costruita attraverso «la corruzione e una disponibilità generale ad avere strumenti e leve per appalti». Nel lungo elenco di colletti bianchi che avrebbero dato supporto all’associazione, particolare importanza avrebbe avuto Raffaele Cucinotta, ex funzionario del Comune di Messina, da otto mesi in forza al dipartimento Lavori pubblici, territorio e urbanistica del Comune di Milazzo. Anche lui, a sua volta, titolare di un’impresa nel settore edile. 

Cucinotta è accusato di turbativa d’asta e corruzione per aver «favorito la ditta privata XP Immobiliare s.r.l. nei rapporti con l’amministrazione pubblica, anche a danno dei concorrenti, ovvero per evitare l’esclusione dalla gara, pur in presenza di presupposti che ne mettevano a rischio la valida partecipazione». La Xp Immobiliare srl sarebbe di fatto gestita da Vincenzo Romeo, nipote di Nitto Santapaola e considerato il capo dell’associazione a Messina, e da Biagio Grasso, suo braccio destro e pure lui arrestato due giorni fa. In cambio Cucinotta avrebbe ricevuto soldi e l’assunzione di due persone a lui vicine. 

La gara di cui si parla e che è stata oggetto di indagine è quella bandita dal Comune di Messina l’11 marzo 2014 (quando Renato Accorinti è eletto da circa un anno) per avviare una procedura di acquisto di alloggi da assegnare in locazione ai cittadini aventi diritto e che abitavano all’interno delle 95 baracche della zona di Messina denominata Fondo Fucile, con una spesa preventivata in 7,4 milioni di euro provenienti dai fondi regionali per l’acquisto dei nuovi alloggi e 773mila 250 euro per la demolizione delle baracche e la riqualificazione ad area verde della zona interessata con le seguenti scadenze. Catapecchie che, in alcuni casi, sono lì dal post terremoto del 1908.

Un appalto troppo ghiotto per lasciarselo sfuggire. Nel corso delle indagini emerge l’interesse da parte dell’imprenditore Grasso e di Romeo a partecipare alla procedura bandita dal Comune. Come scrive il gip, «subito emergono le due facce con cui l’associazione si presenta. Da un lato un’impresa pulita e aliena da violenze (sono passati decenni dal mafioso mero estorsore di impresa altrui) e dall’altro utilizzando mezzi illeciti corruttivi». I due si sarebbero serviti di un piccolo imprenditore, Stefano Barbera e della complicità di Cucinotta. I primi contatti tra lui e Grasso vengono registrati il 26 e 27 Marzo 2014. Seguono numerosi incontri. L’ex funzionario, secondo l’accusa, si è adoperato per dilatare il termine per la presentazione della documentazione e accedere alla procedura e avrebbe fatto sì che la Xp Immobiliare risultasse in regola con i requisiti richiesti, pur non avendoli. Durante le procedure per il bando di riqualificazione, però, il Comune abbassa l’importo a base d’asta e il gruppo perde interesse a partecipare all’affare.

Oggi sull’argomento è intervenuto il sindaco Accorinti che esprime tutta la sua preoccupazione. «Il tentativo di lucrare su un bando è abortito sul nascere, grazie principalmente a due fatti. In primo luogo, la giunta ha deciso di non seguire l’iter precedentemente definito che individuava un unico soggetto per l’acquisto degli alloggi, ma di rivolgersi all’ampia platea del libero mercato, consentendo l’acquisto di alloggi da più soggetti». Decisione che, stando alle intercettazioni, ha indisposto il gruppo che fa capo a Romeo. «In secondo luogo, a tutela dell’interesse pubblico, si è realizzata una vera competizione, offrendo prezzi non compatibili con le speculazioni. Di fronte a ciò il gruppo mafioso che aveva odorato profumo di affari si è ritirato prima ancora che il verminaio venisse scoperchiato». 

Il sindaco ribadisce infine di «aver realizzato robusti anticorpi a tutela della vita civile e a garanzia della impermeabilità della macchina amministrativa ai tentativi di condizionamento della criminalità o di associazioni occulte deviate». In questa direzione, tra le altre cose, è stato redatto e annualmente aggiornato il piano triennale dell’anticorruzione e della trasparenza amministrativa, è stato adottato il protocollo di legalità, estendendolo anche alle società partecipate, sono stati realizzati protocolli di trasparenza e legalità anche in attività apparentemente minori, come la commissione per la Denominazione comunale, l’obbligo di dichiarare appartenenza ad associazioni segrete per ogni candidatura, le ordinanze di restrizione del gioco d’azzardo ed è stato attivato un sistema di controlli interni. Da ultimo, «avendo la giunta già da più di un anno adottato il regolamento antimafia, auspichiamo adesso che il consiglio comunale possa approvarlo in tempi rapidi».

Simona Arena

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