Dietro
l’operazione Totem – scattata all’alba di oggi a Messina e condotta congiuntamente da squadra mobile e carabinieri – c’è l’azzeramento del clan di Giostra, dal nome dell’omonimo quartiere della città. E lo stop a un lungo elenco di attività illecite con le quali quest’ultimo prosperava: le corse clandestine di cavalli e le scommesse correlate, la gestione di due imprese confiscate da quattro anni che la compiacenza dell’amministratore giudiziario consentiva al clan di continuare a controllare. E ancora gli affari nell’industria del divertimento attraverso le capacità manageriali di un ingegnere che si occupava della conduzione di discoteche e stabilimenti balneari. Una rete di attività che – attraverso lidi, ristoranti, discoteche e sale scommesse – forniva denaro a uno dei più potenti clan della mafia messinese. «Si conferma – sottolinea Giuseppe Anzalone, capo della squadra mobile di Messina – una sistematica azione di controllo del quartiere. Ma stavolta abbiamo individuato un livello superiore di capacità dell’associazione mafiosa che giunge alla soglia dell’attività imprenditoriale, fino a controllare l’industria del tempo libero cittadino».
Polizia e carabinieri hanno eseguito
23 provvedimenti (più un ricercato) emessi dalla gip Monica Marino su richiesta dei pm della Direzione distrettuale antimafia, Maria Pellegrino, Liliana Todaro e Fabrizio Monaco. Tre le persone finite agli arresti domiciliari. Ordine di comparizione davanti alla polizia giudiziaria per l’avvocato messinese Giovanni Bonanno. È lui l’amministratore giudiziario che avrebbe permesso che il clan del boss Luigi Tibia, anche lui finito oggi in manette, attraverso propri uomini di fiducia, continuasse a gestire le due imprese già confiscate nel 2012. Si tratta del lido Al Pilone e della società di distribuzione di videopoker e raccolta dei proventi del gioco Eurogiochi. Il gruppo aveva invece affidato all’ingegnere Antonio D’Arrigo l’effettiva conduzione della discoteca Il Glam e di alcuni stabilimenti balneari, tutti riconducibili alla famiglia, anche se intestati a soggetti insospettabili. Il professionista è accusato di concorso esterno all’associazione mafiosa.
Le indagini hanno consentito di portare alla luce una pericolosa e strutturata organizzazione criminale, radicata in quel quartiere ma con
forti legami con altre famiglie della città. Un gruppo diretto, organizzato e promosso da Tibia, nipote del boss detenuto Luigi Galli. Proprio nel corso delle indagini, Tibia manifesta l’intenzione di acquisire la gestione del lido-piscina che si trova nella struttura turistico-balneare Giardino delle Palme di Mortelle, per la stagione estiva 2014. Una società in liquidazione coatta. Ed è qui che, secondo gli inquirenti, entra in gioco il vicepresidente del Messina Calcio, Pietro Gugliotta, commissario liquidatore della società cooperativa di navigazione Garibaldi, proprietaria di due lidi che si trovano nella struttura alberghiera Grand Hotel Lido-Giardino delle Palme.
«Luigi Tibia – scrivono i pubblici ministeri – ha fatto in modo di ottenere la gestione in affidamento, estromettendo altri imprenditori aspiranti nelle procedure di affidamento, turbando lo svolgimento della gara». Ottenuta la concessione, la gestisce tramite la società
Tide srl, per la stagione estiva. Gugliotta, che recentemente è stato anche nominato revisore dei conti della calcio servizi di Lega Pro, è accusato di concorso esterno all’associazione mafiosa e turbativa d’asta. Ma probabilmente il business più redditizio per il clan era quello delle scommesse che spaziavano dai videopoker a quelle online, fino al giro d’affari attorno alle corse clandestine dei cavalli. Secondo gli investigatori esponenti del gruppo di Giostra organizzavano sfide con altri clan della città, ma anche contro ambienti criminali di fuori provincia.
Di particolare interesse la figura dell’imprenditore Calogero Smiraglia, conosciuto come Carlo, che avrebbe messo a disposizione dell’associazione mafiosa le proprie attività e risorse economiche, reimpiegando denaro di provenienza illecita, comprando beni per attività gestite da Tibia e aprendo per lui conti correnti bancari, mostrando disponibilità ad assumere il personale segnalato dal boss, che in cambio lo avrebbe protetto.
Nell’ambito dell’operazione, polizia e carabinieri hanno
sequestrato il campo di calcetto Casa Pia in via Placida a Messina; la società di ristorazione Sapori del Mattino, titolare di un panificio-gastronomia di via Manzoni; la società TI.DE srl che gestisce il lido a Mortelle; un fabbricato adibito a stalla e sede della scuderia Bellavista, coinvolta nelle corse clandestine; le attrezzature trovate in 22 sale giochi e centri scommesse, dal valore di due milioni di euro, e sparse a Messina, tra cui Biliardi Sport, Internet Point Mania e Betyitaly; un’auto Audi modello Q7.
L’elenco degli arrestati:
Luigi Tibia, 42 anni;
Calogero Smiraglia, 43 anni;
Giuseppe Molonia, 26 anni;
Paolo Aloisio, 39 anni;
Teodoro Lisitano, 45 anni;
Vincenzo Misa, 31 anni;
Antonio Musolino, 38 anni;
Massimo Bruno, 36 anni;
Roberto Lecca, 37 anni;
Ediardo Morgante, 58 anni;
Luciano de Leo, 35 anni;
Paolo Mercurio, 23 anni;
Giuseppe Schepis, 38 anni;
Santi de Leo, 38 anni;
Francesco Gigliarano, 42 anni;
Francesco Forestiere, 40 anni;
Carmelo Salvo, 43 anni;
Carmelo Rosario Raspante, 66 anni;
Antonino Agantino Epaminonda, 48 anni.
Ai domiciliari: Maddalena Cuscinà, 39 anni; Antonino D’Arrigo, 36 anni; e Pietro Gugliotta, 54 anni.
Obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria per Giovanni Bonanno.
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