Messina, fallimento partecipata preoccupa De Luca «C’è il rischio di compromettere piano di riequilibrio»

Il 18 gennaio del 2017 a Messinambiente, la società che si occupava del servizio di gestione e raccolta rifiuti per il comune di Messina, è stata notificata l’istanza di fallimento depositata dall’Agenzia delle entrate che reclama oltre 30 milioni di euro di tasse mai versate. Da quel momento è stato tentato di tutto per evitare la dichiarazione di fallimento. Ieri, però, il concordato preventivo proposto da Messinambiente è stato dichiarato inammissibile dal tribunale ed è così stata sancita la fine della partecipata di via Dogali. 

C’erano poche speranza che il tribunale decidesse in maniera diversa, dopo che l’assemblea dei creditori aveva rigettato la proposta dei legali della partecipata. Adesso, alla luce della sentenza emessa dalla Camera di Consiglio della seconda sezione civile del Tribunale di Messina, c’è da capire quali saranno le conseguenze sui conti del Comune, socio unico della società che era da anni in liquidazione. «Non era mai successo che una partecipata fallisse», afferma Aldo Iacomelli, il direttore generale di Messina Servizi Bene Comune, la nuova società costituita per assorbire personale e mezzi della morente Messinambiente. «Si tratta di un’assoluta novità. E quindi manca la giurisprudenza necessaria ad avere un quadro chiaro di come muoversi». Anche palazzo Zanca ha necessità di capire cosa fare e il sindaco Cateno De Luca ha dato mandato di approfondire l’argomento e individuare i possibili scenari che si aprono con la dichiarazione di fallimento. 

La legge Madia sulle partecipate, infatti, vieta a un ente pubblico di continuare ad avere azioni in società che gestiscono gli stessi servizi di una società dichiarata fallita. «Il problema – spiega il sindaco – è che Messina Servizi è stata costituita nel 2016, la legge Madia è entrata in vigore nel 2017, ma l’affidamento del servizio alla nuova società è avvenuto nel 2018». Il sindaco oggi ha incontrato i dipendenti della nuova società e li ha voluti rassicurare. «L’ho promesso durante le concertazioni con i sindacati con i quali abbiamo lavorato sul Salva Messina (la manovra finanziaria che nelle intenzioni dell’amministrazione comunale di Messina punta ad evitare la dichiarazione di dissesto, ndr). Ho accantonato la mia idea di privatizzare il servizio. Adesso vedremo cosa accadrà, ma vi garantisco che nessuno andrà a casa». 

In attesa che venga emessa la sentenza, e vedere se il Tribunale nel dichiarare il fallimento di Messinambiente abbia previsto anche la possibile soluzione per evitare che il servizio di raccolta e gestione dei rifiuti in capo a Messina Servizi venga meno, c’è da capire quali potrebbero essere le possibili ripercussioni di questo fallimento sul piano di riequilibrio. Il Salva Messina entro il 23 novembre deve essere votato dal consiglio. Nel documento finanziario è stata prevista anche la possibilità che si arrivasse alla dichiarazione di fallimento. «Senza rimodulazione del piano di riequilibrio in 20 anni, tutti i provvedimenti diventano esecutivi, perché cade lo scudo della rimodulazione dei debiti – conclude il sindaco -. Noi proporremo ai grandi creditori di pagare il 50 per cento delle somme debitorie in due anni. Prima rata ad aprile 2019, la seconda l’anno dopo. Sperando che accolgano la nostra richiesta. In caso contrario saremo noi a dichiarare dissesto».

Simona Arena

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