«L’emergenza è finita, ma abbiamo messo solo un cerotto perché il versante della frana non è ancora stabilizzato». I responsabili della protezione civile nazionale, Fabrizio Curcio, e regionale, Calogero Foti, annunciano che da domani a Messina scompariranno autobotti e navi cisterna perché l’acqua tornerà regolarmente in tutti i quartieri. Anche non sarà potabile. Ieri è stato immesso il prezioso liquido nelle nuove tubature che attraversano la collina di Calatabiano, lì dove si è verificata la frana che dal 24 ottobre ha lasciato la città dello Stretto a secco. Si tratta di un bypass rinforzato e posto più a monte rispetto a dove passava la vecchia condotta danneggiata.
Ma il lavoro di verifica su tutta la zona di Calatabiano prosegue, anche grazie al radar – posizionato nel castello che si trova in cima alla collina – e gestito dai ricercatori dell’università di Firenze. «Abbiamo definito un piano per la sicurezza del centro di Calatabiano – spiega Foti – e per gli eventuali smottamenti derivanti dai movimenti di questo versante di frana che ha implicazioni a Messina. Si stanno anche attivando le procedure alle quali deve attenersi la città nel caso si riattivasse la frana. È in corso lo studio di un piano che esamini l’intero tratto della condotta che ha diverse criticità». L’ipotesi presa in considerazione è quella di un nuovo tracciato per tutta la condotta. «Sono in corso indagini – precisa il referente regionale della protezione civile – per la caratterizzazione geologica e geotecnica dei terreni per esaminare con dovizia quello che potrà essere il nuovo tracciato della condotta».
Questo però non significa che seguiranno interventi immediati. A spiegarlo è il responsabile nazionale Curcio. «Sappiamo – afferma – che la rete è anche datata, quindi si dovranno prevedere interventi, che dovranno essere pensati e stabiliti dal territorio. La nostra preoccupazione è che questa rete interseca diversi punti di frana, alcuni noti; poi c’è il rischio idrogeologico diffuso su questa parte siciliana, come su altre parti del territorio nazionale. Prima bisognerà partire da questi punti noti, poi la verifica dovrà essere più ampia. Quindi la precisazione e la chiamata alla responabilità delle istituzioni locali: «Non bisogna però confondere la parte della verifica con quella degli interventi, perché mettere mano su una rete così lunga e complessa è un’attività strutturale che esula dalle competenza emergenziali. Sarà un lavoro che prevederà un parte di programmazione tecnica e finanziaria».
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