Non può essersi trattata di una dimenticanza. Dei sei mesi che Caravaggio ha trascorso a Messina e dell‘Adorazione dei pastori e la Resurrezione di Lazzaro, le opere create da Michelangelo Merisi durante il suo soggiorno in città, e oggi presenti al MuMe, non c’è traccia nel documentario L’anima e il sangue prodotto dalla Magnitudo Film e Sky Theatrical production on arts, proiettato in questi giorni nei cinema italiani. A saltare dalla sedia è stato per primo il sindaco Renato Accorinti che ha inviato una dura nota alla società produttrice e a Sky chiedendo che si proceda «al ritiro del docufilm dalla distribuzione, ed alla sua revisione e integrazione». Il primo cittadino esprime «stupore» e «indignazione» per il fatto che nel docufilm del regista Jesus Garces Lambert sia stato completamente ignorato il soggiorno messinese dell’artista e ancor più le opere realizzate in riva allo Stretto.
Accorinti scrive anche a Dario Franceschini, ministro dei Beni culturali, all’assessore regionale Vittorio Sgarbi e a Caterina Di Giacomo, direttrice del Museo regionale di Messina. «Che fine ha fatto il soggiorno messinese?», domanda il primo cittadino visto che nella pellicola vengono ripercorsi gli spostamenti di Michelangelo Merisi lungo la nostra Penisola tra Milano, Roma, Napoli fino ad arrivare a Malta. «Per quale motivo non si parla dei sei mesi trascorsi da Caravaggio a Messina? – prosegue – .Pur avendo consultato molti documenti, il team di studiosi che ha ritenuto giustamente corretto l’utilizzo del certificato di nascita dell’Archivio storico Diocesano di Milano, o i preziosissimi verbali dei processi e le denunce custodite nell’Archivio di Stati di Roma, ha stranamente dimenticato Messina».
Accorinti critica aspramente il film. «Pur seguendo un ordine cronologico, decide di eluderne una tappa che, per di più, risulta fondamentale sia per l’evoluzione stilistica del Merisi che per la rivoluzione impressa al successivo svolgimento in senso naturalista della pittura siciliana di tutto il XVII secolo». I due capolavori esposti al MuMe sono considerati dagli storici, «fra i quadri più significativi dell’intera storia dell’arte italiana». A dire il vero nel docufilm non sono citate tutte le opere del Caravaggio. Tuttavia, a riguardo il sindaco spiega di avvertire in questa dimenticanza il «sapore di un ostracismo culturale da parte di chi la storia la racconta e quindi ne detiene le chiavi di accesso, rispetto al quale non possiamo restare silenti».
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