Il boss oramai ex superlatitante di Cosa nostra Matteo Messina Denaro ha chiesto e ottenuto di essere giudicato con il rito abbreviato condizionato nel processo che lo vede accusato di estorsione. Quello che è stato l’argomento del primo interrogatorio dopo l’arresto – avvenuto il 16 gennaio nella clinica privata La Maddalena di Palermo – che l’ex primula rossa aveva preso «con un po’ di umorismo». La richiesta di essere giudicato con un rito che non prevede il dibattimento e che riduce la pena era condizionata all’esame delle persone offese: Giuseppina Passanante, figlia di un prestanome del boss, e il marito Giuseppe La Rosa che, secondo l’accusa, il capomafia avrebbe minacciato per riavere un suo terreno a loro intestato fittiziamente.
Messina Denaro, che si è difeso smentendo ogni responsabilità e sostenendo di essersi limitato a scrivere una lettera alla donna per riavere ciò che in realtà era suo, ha appunto chiesto e ottenuto dal giudice per l’udienza preliminare di sentire in aula le due presunte vittime. Il processo è stato rinviato a settembre quando le due persone offese saranno citate. L’istanza è stata avanzata al giudice dalla legale del boss, Lorenza Guttadauro, che è anche sua nipote (perché è figlia di Rosalia Messina Denaro, la sorella del boss stragista che è stata arrestata come sua fiancheggiatrice). Detenuto nel carcere di massima sicurezza a L’Aquila in regime di 41bis, Messina Denaro non ha partecipato all’udienza. L’accusa era rappresentata dal pubblico ministero della Direzione distrettuale antimafia Gianluca De Leo.
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