Messina, da ottobre parte dismissione del tram Al suo posto bus elettrici, mobilità rivoluzionata

Il tram di Messina avrà vita breve. Nei piani dell’amministrazione De Luca sarà dismesso entro dicembre del 2019. Del resto uno dei punti del programma dell’attuale sindaco prevedeva l’eliminazione del mezzo veloce. Il motivo è presto detto, come spiega il vicesindaco e assessore alla Mobilità urbana Salvatore Mondello. «Quando queste vetture sono state acquistate erano già vecchie. L’azienda che lo ha prodotto non esiste più e per i pezzi di ricambio c’è un solo rivenditore. Un disco freno di una ruota ci costa oltre quattromila euro. A questo aggiungiamo le pecche di una linea che, come già altri prima di noi hanno evidenziato, è stata mal progettata e mal realizzata». 

Le navette tram percorrono Messina da Nord a Sud, e quando piove, all’altezza del viale della Libertà «puntualmente la linea si allaga, come le centraline elettriche. Nella zona Sud – continua Mondello – hanno provocato la totale paralisi e in alcuni casi la chiusura delle attività davanti alle quali passa. Per non parlare della cortina del porto che abbiamo chiuso ai pedoni facendo passare il tram». Ma quello su cui fa maggiore leva l’amministrazione sono i conti.  «A fronte di un costo di gestione pari a 13 euro a chilometro, ne recuperiamo meno di cinque». A sostituire il tram dovrebbero essere i bus elettrici che già da ottobre dovrebbero entrare in funzione, inizialmente affiancando la linea tramviaria, per poi sostituirla definitivamente.

Stamattina è stato presentato il nuovo piano invernale dei trasporti varato Atm. Quello in vigore da aprile a maggio 2018 prevedeva 47 linee con 60 autobus e 180 autisti. Il nuovo piano, che entrerà a regime da sabato 6 ottobre, prevede 35 linee con 48 autobus e 160 autisti. Ma il presidente dell’Atm Giuseppe Campagna promette che «saranno garantiti gli stessi servizi e le stesse utenze del vecchio piano. Messina – aggiunge – è oggi, insieme a Roma e Catania, la città col tasso di motorizzazione più alto d’Italia; quindi è tra le città in cui si usa meno il mezzo pubblico». 

Il nuovo progetto prevede la realizzazione di un collegamento a pettine dai vari villaggi alle due litoranee, nord e sud, con un servizio navetta ad alta frequenza verso il centro città. «L’asse centrale del progetto è dato dalla dorsale principale, Shuttle, che ricalca i tragitti delle linee 2 e 79 per un totale di 30 chilometri nord a sud», spiega il progettista del piano, Leonardo Russo. Su questa dorsale centrale si intersecano altre linee, che però non ne faranno parte integrante. Il nuovo tragitto sarà pertanto più breve ed il tempo di percorrenza sarà minore, circa 100/110 minuti per l’intero tratto». 

Su questa linea verrà aumentata la frequenza per garantire all’utenza cittadina una dorsale ad alta efficienza ed appetibilità. «Nella prima fase i mezzi previsti saranno dieci bus, consentendo così di portare un autobus ogni venti minuti su questo tratto. Le altre linee in partenza dai villaggi e dalle periferie saranno servite da bus non più diretti alla stazione Centrale (Cavallotti) ma alle intersezioni con la dorsale principale con la quale, tramite scalo servito di punto ristoro, proseguire il viaggio». La nuova progettazione, secondo i relatori del piano, porterà non solo un risparmio di tempo e costi ma anche un notevole incremento delle frequenze in quasi tutte le linee oggi in servizio. 

«Oggi – fa il punto Russo – quasi tutte le linee partono dalla stazione centrale e raggiungono le periferie affiancandosi e sovrapponendosi l’una sull’altra con servizi che, seppur garantiti, risultano largamente insufficienti e poco attraenti. Solo dalla zona sud arrivano, spesso contemporaneamente, 22 linee di autobus che collegano in modo indipendente i vari villaggi. Ovviamente avere 22 linee in partenza dalla stazione e poca frequenza da e per ogni villaggio non rappresenta certo un vantaggio per l’utente ed anche per il traffico cittadino che risulta sovraccaricato».

Durante la conferenza di stamattina il sindaco De Luca ha poi spiegato che il percorso presentato è «compatibile con mezzi, risorse e personale disponibili», sottolineando come alla base della loro decisione ci sono alcune motivazioni. «Nei documenti contabili firmati dalla precedente amministrazione, c’è la storia di Atm con un piano industriale che non regge economicamente e che in precedenza non è stato preso neppure in considerazione dal Comune. Sono stati prodotti nuovi debiti per oltre 33 milioni di euro dal 2012 al 2017 e contenziosi con l’Agenzia delle Entrate per oltre 16 milioni di euro, mentre il fondo rischi è sceso di un milione di euro, nonostante però i rischi stessi in realtà siano aumentati. L’Azienda Trasporti ha affrontato costi che non poteva permettersi e che si poteva tranquillamente evitare. Di altre carte di Atm se ne occuperà un altro Palazzo».

Simona Arena

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