La Dia di Messina ha eseguito un decreto di confisca di beni emesso dalla Corte di Appello peloritana di circa 7 milioni di euro, riconducibile a un imprenditore dei Nebrodi attivo nel settore della macellazione e commercializzazione di pellame. L’uomo è stato ritenuto socialmente pericoloso a seguito di vicende giudiziarie per truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche, abusivismo finanziario e usura. Proprio per le vicende legate all’usura, l’uomo è stato condannato con sentenza divenuta irrevocabile nel 2009.
Inoltre, da quanto si apprende dalle vicende giudiziarie, l’imprenditore, è anche considerato vicino ad ambienti mafiosi dei clan nebroidei e tortoriciani. La misura eseguita oggi è un provvedimento di secondo grado dopo il sequestro emesso già dal tribunale di Messina nel 2020. Nel complesso sono stati confiscate il 50 per cento della quota di una società, la quota del 20 per cento del Fondo Consortile di un Consorzio; 17 unità immobiliari (fabbricati e terreni); 20 mezzi personali ed aziendali e vari rapporti finanziari.
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