Una lettera agli specializzandi che gli chiedevano di sapere come fosse andata realmente e una alla signora che, risentita dal messaggio contenuto in quel foglio che invitava all’igiene personale i pazienti, aveva scritto al Policlinico. Sono due le missive che il professore dell’ospedale universitario Michele Buemi, ha spedito dopo dieci giorni di silenzio.
«Ho scritto alla signora che ha chiesto spiegazioni al Policlinico e ai tanti specializzandi che me lo chiedevano. Ma non posso dire altro, cerchi di capire». Sono queste le poche parole con cui il primario di Nefrologia ha risposto a MeridioNews preferendo non commentare i venti di bufera che lo hanno investito. Dopo il polverone sollevato dal testo del foglio affisso alla porta del reparto che dirige, tanti sono stati però anche gli attestati di stima nei confronti del professore che rappresenta un punto fermo per pazienti e altri medici colleghi del nosocomio di viale Gazzi.
«Sono passati circa otto mesi da quando ho esposto il cartello – ha scritto il dottore nelle lettere inviate – Il mio annuncio aveva, seppur forse in maniera poco convenzionale, lo scopo di sensibilizzare i pazienti su un punto assai delicato, quello dell’igiene personale, credetemi vi scongiuro, solo ed esclusivamente nell’interesse dei pazienti». Quindi prosegue «è evidente che potevo scrivere un asettico “l’igiene è una cosa seria“, ma sarebbe stato percepito? I miei pazienti hanno patologie renali e spesso sono anziani fragili, pazienti complessi la cui gestione necessita particolare attenzione anche da un punto di vista igienico. Faccio riferimento – precisa il medico – ad esempio ai pazienti sottoposti a dialisi peritoneale, la cui complicanza più temuta, e ahimè più frequente, è la peritonite, le cui conseguenze se non trattate con la dovuta cautela possono condurre a situazioni assai critiche se non alla morte».
Il primario fa riferimento anche ad altri tipi di patologie per motivare il ricorso a quel cartello dai toni duri. «Discorso non diverso riguarda i pazienti trapiantati i quali, a seguito della terapia immunosoppressi va somministrata, presentano difese immunitarie fragili che li inducono ad essere più suscettibili a contrarre infezioni». A conclusione della lettera affronta anche le dichiarazioni e il procedimento disciplinare che i vertici del policlinico e il Rettore hanno annunciato a caldo dopo la diffusione della notizia. «Prima che potessi conoscere i termini della questione – aggiunge – e senza riferirsi alla mia versione dei fatti, i rappresentanti dell’amministrazione aziendale e universitaria sono intervenuti sui media per predisporre, con forza, procedimenti punitivi nei miei confronti e tutto ciò contro il normale iter amministrativo di cui il sottoscritto doveva, a mio parere, essere il primo informato».
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