Mentre ieri pomeriggio a Capo d’Orlando un’intera comunità partecipava ai funerali, stringendosi attorno alla famiglia di Lorena Mangano, la ragazza di 23 anni uccisa in via Garibaldi a Messina in un incidente stradale, al tribunale veniva condannato a quattro anni e quattro mesi un altro uomo che ha ucciso, anche lui con l’auto, una ragazza di 14 anni.
A soli quattro mesi dall’incidente avvenuto a Mili Marina, una frazione di Messina, Luca Lo Miglio è stato condannato per la morte di Rebecca Lazzarini. Ha scelto il rito abbreviato, andando a processo direttamente in fase preliminare, ecco perché ha ottenuto la condanna a un terzo del massimo della pena prevista, essendo stato riconosciuto colpevole di omicidio colposo aggravato. L’incidente risale a pochi giorni prima dell’entrata in vigore della legge che ha introdotto il reato di omicidio stradale. Ma la giudice Maria Vermiglio nel condannare il 32enne è andata oltre la richiesta dell’accusa. Il sostituto Roberta La Speme aveva chiesto la condanna a quattro anni.
Lo Miglio l’8 marzo scorso a bordo di una Bmw a noleggio, ha investito la quattordicenne che camminava lungo il ciglio della strada insieme al fratellino piccolo e al padre. Erano appena stati a una festa in una focacceria insieme ai parenti. L’Associazione Italiana Familiari e Vittime della Strada, attraverso la presidente, Giuseppa Cassaniti Mastrojeni, sottolinea come, «applicando la normativa antecedente alla legge 41/2016 sull’omicidio stradale, ha dato la giusta pena a colui che, trasgredendo le norme del codice della strada, ha travolto e ucciso la giovane Rebecca».
Cassaniti ha inoltre tenuto a ribadire di «aver rilevato in passato la grave responsabilità dei giudici nel sottovalutare il reato ed il danno, oggi – continua – riconosciamo il segnale di cambiamento culturale nella gestione della giustizia per le vittime della strada dato dalla giudice, che ha anche maggiorato la pena richiesta dal pm, e ci aspettiamo che tale segnale diventi un cambiamento di sistema nei Tribunali».
L’Aifvs si era costituita parte civile nel processo. «Sappiamo per esperienza che qualunque pena non compensa il dolore della perdita, ma colui che distrugge diritti inviolabili deve pagare personalmente un prezzo, per riacquistare quella dignità perduta attraverso il reato dovuto alla propria responsabilità personale».
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