Mentre Padre Puglisi è beatificato, la sua associazione viene penalizzata

Sicilia, terra di contraddizioni: saranno probabilmente più di 100 mila i fedeli e anche i laici e non credenti a presenziare alla beatificazione di Don Pino Puglisi il prossimo 25 Maggio a Palermo. E proprio in questi giorni il centro  Padre Nostro di Brancaccio da lui fondato rischia di dover chiudere due o tre sedi operative in città, tra cui quelle dei difficili quartieri periferici di Falsomiele e lo ZEN, che nulla hanno da “invidiare” a Brancaccio in quanto a disagio sociale, problemi urbanistici ed economici e pesanti problemi di microcriminalità e criminalità organizzata.

Padre Puglisi, foto tratta dal sito del Centro Padre Nostro

Tutto questo a causa dell’impugnativa della famosa (o famigerata)  “Tabella H”, da parte del Commissario dello Stato. Ma che appare un’impugnativa attesa, a causa di particolari modalità con le quali è stata votata all’Ars. Tra gli enti finanziati dalla Regione siciliana attraverso la “Tabella H” c’è, infatti, anche il centro Padre Nostro che continua a svolgere le sue attività in volumi sempre crescenti, operando nelle zone più difficili di Palermo secondo gli insegnamenti di Padre  Puglisi. Ma ci sono anche altri beneficiari che forse non sono così meritevoli, per lo meno a nostro giudizio e a giudizio di tanti operatori del settore, come abbiamo spiegato in precedenti articoli.

Maurizio Artale in un recente incontro a Ragusa. Foto tratta dal sito del Centro Padre Nostro (www.centropadrenostro.it)

Abbiamo dunque raggiunto il presidente del Centro Padre Nostro, Maurizio Artale, che commenta così la vicenda:  “Per noi, in questo momento, è fondamentale sapere se ci danno un contributo o meno. Noi operiamo comunque con il volontariato e con le nostre risorse, ma se io so che non posso contare su un contributo, devo necessariamente ridurre per lo meno le sedi di attività. E quindi, ad esempio, chiudere i centri operativo di Falsomiele e dello ZEN, perché non ne possiamo sostenere più i costi vivi”.

“Il problema della tabella H – continua Artale – è che nella stessa tabella c’è di tutto. Non ci sono differenziazioni di tipologie di beneficiari: enti e associazioni che svolgono attività culturali o sportive sono immischiate in questo unico documento di finanziamento insieme ad attività sociali e sanitarie d’ispirazione religiose come la nostra. E poi piccole realtà sono messe insieme in un unico fondo con realtà gigantesche.”

Intanto, proprio oggi, su questo tema,  è intervenuto anche l’on. Michele Cimino di “Voce siciliana” con un comunicato. “Non bisogna buttare l’acqua sporca con tutto il bambino – scrive il parlamentare dell’Ars – questo è accaduto con l’azione del Commissario dello Stato. Salviamo il Centro Padre Nostro di Brancaccio a Palermo”.

Michele Cimino

“In tempi non sospetti – continua Cimino – ho ribadito rispetto ai tanti mistificatori, il danno che sarebbe stato creato alla cultura ed ai servizi socio-assistenziali siciliani, abolendo la cosiddetta tabella H, che altro non è, se non un elenco di fondazioni, enti e associazioni, istituite con leggi della Regione siciliana, operanti da oltre venti anni. Il Commissario dello Stato deve fare un controllo di legittimità e non di merito. Citare una Sentenza della Corte Costituzionale del 2009, che ha di fatto eliminato i finanziamenti nel 2009, 2010, 2011 e 2012 mi pare veramente anacronistico”.

“Il Parlamento regionale – aggiunge Cimino – deve manifestare uno scatto di orgoglio. Il Centro Padre Nostro di Brancaccio a Palermo ha una legge istitutiva dal 1995. La politica non può ‘festeggiare’ la beatificazione di Padre Puglisi determinando la chiusura del centro, proprio da lui fortemente voluto”.

Padre Puglisi, foto tratta dal sito del Centro Padre Nostro

Maurizio Artale ci spiega anche altre cose: “ Noi siamo stati catapultati nella tabella H. Era un caso particolare. Nel  ‘93 ,quando fu ucciso Padre Puglisi alla Regione stabilirono di darci un contributo statutario. Ciò vuol dire che non avevamo nemmeno l’obbligo della rendicontazione e  giustificazione delle spese. Ma noi abbiamo comunque rendicontato e giustificato tutto fin dal primo giorno, compresa una relazione sulle attività. Ora, il Governo regionale non ha mandato le relazioni al Commissario dello Stato. Perché? Ho l’impressione che il Centro Padre Nostro come tante altre meritevoli associazioni siano state utilizzate come ‘paravento’ per altre cose inserite nella tabella H. Altre cose che hanno il solo “merito” d’avere degli sponsor politici”.

“A mio parere – continua Artale – nei 25 milioni della tabella H va messa da parte una somma da utilizzare per realizzare i controlli sulle attività, il monitoraggio su quello che si spende e su come si spendono i soldi. Lo vogliono fare? Non si sa. E poi è fondamentale dividere gli ambiti di finanziamento per tipologie. Ecco perché Il centro Padre Nostro ha convocato tutti quelli che si occupano di sociosanitario assistenziale e concordare un’azione comune”.

Un’immagine del quartiere ZEN2 a Palermo, uno dei luoghi dove il Centro Padre Nostro potrebbe chiudere. Foto tratta da www.palermomania.it

Il Centro Padre Nostro ha otto sedi a Palermo. La chiusura di tre sedi significa una sostanziale riduzione del raggio d’azione nell’opera e nell’insegnamento di Don Puglisi. Proprio nei giorni in cui è beatificato.

Gabriele Bonafede

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