La polizia ha interrotto una fiorente attività di tatuatore, avviata in un appartamento della Zisa da un giovane palermitano. Ciò che è emerso da una veloce ed efficace indagine dei poliziotti, infatti, è che il tatuatore fosse sottoposto alla misura della detenzione domiciliare e che, l’improvvisato tattoo shop fosse in realtà la dimora scelta per scontare la condanna.
Alcuni giorni orsono, i poliziotti del commissariato Zisa-Borgo Nuovo, in transito in via F. Padovani, hanno notato una coppia di giovani uscire da un appartamento ove era noto – per via dei diversi controlli effettuati – che risiedesse Falcone Giuseppe cl. 96, detenuto domiciliare. La giovane coppia, su specifica domanda circa la presenza in quel luogo, ha riferito di provenire dall’abitazione di un conoscente – Falcone appunto – e che lo stesso aveva fatto ad entrambi un tatuaggio, aggiungendo di esserne stati, già altre volte clienti. I due giovani, peraltro, hanno riferito di avere contattato il tatuatore attraverso un social network, uno dei numerosi attraverso i quali “tattoogf” (dal nome d’arte utilizzato) era solito farsi pubblicità.
L’accurato e immediato controllo dell’appartamento ha consentito di accertare come all’interno fosse stato approntato un vero e proprio laboratorio di tatuaggi, con tanto di lettino e varie attrezzature utili a tale attività: flaconi di inchiostro, disinfettanti, vasellina e numerosi aghi, oltre ad album illustrativi, carta di vario tipo, computer, stampanti e tutto ciò che può servire per rendere il più completo possibile un servizio del genere.
E’ stato quindi richiesto dagli agenti l’intervento di personale Asp che ha provveduto alla contestazione delle violazioni amministrative relative alle carenti condizioni sanitarie riscontrate. Tutto il materiale riconducibile all’esercizio abusivo di tale attività è stato poi posto sotto sequestro sanitario da parte dell’Asp e sotto sequestro amministrativo da parte dei poliziotti.
Il giovane tatuatore è stato anche denunciato in ordine al reato di cui all’art. 256 DLG 156/2006 del Codice dell’Ambiente, poiché è stato accertato dagli agenti che fosse solito smaltire i rifiuti speciali prodotti per l’esercizio dell’attività in questione direttamente nei cassonetti di raccolta urbani. È stata inoltrata trasmessa una segnalazione all’Ufficio di Sorveglianza competente per l’eventuale aggravamento della misura detentiva cui il Falcone risulta sottoposto.
(fonte: questura di Palermo)
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