Medicina, al via i test per la selezione nazionale «Studiare a Enna in rumeno? Meglio la Spagna»

«L’ansia lasciatela fuori che non ne entra più». È il commento scherzoso di uno degli addetti alla sorveglianza ad accogliere gli aspiranti medici e odontoiatri che oggi sostengono il test di accesso nazionale. Per Catania la sede scelta è – come accade da qualche anno – quella delle Ciminiere. Gli oltre 2600 studenti – sono meno dieci per cento, rispetto a un anno fa – affollano il cortile prima di mettersi in fila ordinati per anno di nascita – «Tutta questa fila nemmeno all’Etna comics!», sbotta un giovane -, ma sembrano quelli dei genitori i gruppi più numerosi. 

Carla ed Eleonora ripassano fino a pochi minuti prima di incolonnarsi. Diplomate al liceo classico di Giarre, «ci siamo preparate per tutta l’estate. Abbiamo studiato da sole, nessun corso privato». Una scelta comune a quella di Salvatore: «Mi sono affidato agli appunti di mia sorella, lei ha superato il test qualche anno fa». Originario di Francofonte, in provincia di Siracusa, «ho tentato il test anche a Professioni sanitarie a Messina». Martina, Cristiana, Demetra Francesca si sono diplomate qualche mese fa al liceo Spedalieri. «Abbiamo comprato i libri e fatto i test dell’anno scorso», spiegano quasi in coro. Il loro piano B, nel caso in cui non dovesse andare bene la selezione nazionale, è iscriversi a dipartimenti con materie affini e sperare di avere successo l’anno prossimo. «Certo, c’è il rischio che non vengano approvate tutte le materie – lamenta Demetra – ma almeno non stiamo un anno ferme». 

Eugenia, Roberta e Marianna, invece, si sono rivolte a uno dei centri che si occupano di preparazione. «Il corso mi ha scoraggiato un po’», confessa Marianna. «Prima ero decisa a entrare a Medicina, adesso sono molto più orientata verso Ingegneria industriale, un’area che non c’entra proprio nulla», ride nervosamente. La tensione è condivisa con i genitori che formano capannelli per confrontarsi. «La prova che fa più paura? Matematica», risponde categorica Maria. La figlia sta tentando per il secondo anno consecutivo la prova dopo non essere rientrata in graduatoria un anno fa. «Mio figlio l’anno scorso non è entrato – sospira un uomo originario del Calatino – Tutte le risposte erano giuste tranne le ultime, quelle in matematica e fisica». 

Se la passione per la Medicina è troppo forte, l’unica soluzione – per chi può affrontare la spesa – è andare all’estero. «Oggi stanno tentando le mie due figlie, la più grande già da due anni è in Spagna, ma le ho chiesto di fare un tentativo per tornare vicino casa», racconta Patrizia. «Tre anni fa è risultata idonea, ma non è rientrata in graduatoria. Adesso è a Valencia: lì è contenta, fanno molta pratica già dal primo anno. Certo, è cara, solo la retta mensile è di 1400 euro…». E se andasse in porto la creazione del corso dell’università romena Dunărea de Jos, a Enna? «Ne abbiamo parlato: le mie figlie sono scettiche, ma potrebbe essere scelta più economica». «Mandarlo a Enna? E perdermi l’occasione per fare qualche viaggio a Timisoara?», ride Alfio. «Non se ne parla. Se devo pagare così tanto, meglio che mio figlio vada in Spagna», risponde corrucciato Mario, in attesa con lui.

Poco dopo le 10 tutte le operazioni di riconoscimento sono concluse. L’apertura delle buste è fissata in contemporanea con tutte le altre sedi per le 11. Dopo aver lasciato borse e cellulari, i ragazzi passano anche attraverso un metal detector. «Siamo riusciti a far iniziare tutte le prove in tempo utile», afferma Giuseppe Caruso, a capo dell’area Didattica e responsabile dell’organizzazione per conto dell’ateneo catanese. «Non ci sono stati episodi da segnalare e nemmeno malori, anche se venerdì c’era molto caldo e in alcuni padiglioni non c’è aria condizionata». L’assenza del condizionamento, come ogni anno, ha provocato malumori e polemiche. «Non abbiamo mai avuto in questo padiglione aria condizionata. Infatti qui stanno i ragazzi più giovani, nel padiglione C1 ci vanno le persone più grandi d’età, che potrebbero avere più difficoltà a reggere il caldo». Possibile trovare altri luoghi dove far svolgere le selezioni? «Posti, come le Ciminiere, che possano garantire omogeneità di trattamento per tutti gli studenti e spazi così ampi non ci sono. Se dovessimo utilizzare aule dell’università avremmo uno spreco di energie e risorse umane notevole rispetto a quello che impieghiamo qui». 

Lentamente tutte le aspiranti matricole superano il varco. «Ora noi aspettiamo, speriamo». Mario solleva le spalle. Il figlio Matteo è appena entrato. «Loro faranno il test. Chi ha indovinato tutto è lui», riflette qualche attimo dopo. E con un dito indica il venditore di bibite con la bancarella ormai svuotata ai margini di piazzale Asia. 

Carmen Valisano

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