Medici specializzati per l’emergenza e l’urgenza in Sicilia non se ne trovano. I concorsi indetti dalla Regione non sono riusciti a colmare gli enormi vuoti dei pronto soccorso. E in più l’unica scuola di specializzazione dell’isola è a Catania e ogni anno mette a disposizione appena quattro posti. «Per arrivare a trecento (il fabbisogno previsto, ndr) quanto ci dovremmo stare? Noi invece vogliamo dare risposte immediate», si chiede l’assessore alla Salute Ruggero Razza.
È lui, insieme al presidente Nello Musumeci, il promotore di un’iniziativa unica in Italia: avviare almeno duecento neolaureati in Medicina che non sono entrati alla specializzazione a un corso di formazione organizzato dal Cefpas (l’ente di formazione regionale con sede a Caltanissetta), per poi farli entrare direttamente nelle corsie dei pronto soccorso siciliani. Affiancandoli ai medici più esperti e pagandoli quasi quanto gli specializzandi, cioè circa 1.700 euro al mese (22.700 euro lordi all’anno). L’iter è già partito: alle aziende ospedaliere è stato chiesto un nuovo censimento sul fabbisogno di medici di emergenza, in modo da poter calibrare il numero di iscritti al corso (che non dovrebbero essere meno di duecento), e nelle prossime settimane verrà pubblicato il bando. Ma non mancano le perplessità e le critiche, anche se gran parte delle sigle sindacali dei medici ha accolto con entusiasmo l’iniziativa.
Nei giorni scorsi Razza ha incontrati i sindacati per scendere nel dettaglio del progetto. Il Cefpas organizzerà un corso per medici dell’emergenza sanitaria territoriale: 360 ore di formazione (150 di tirocinio e 210 di didattica in cinque mesi). E qui nascono i primi dubbi. Come poter buttare nella trincea dei pronto soccorso siciliani giovani neolaureati con un periodo di formazione così esiguo, si chiede ad esempio il sindacato Cimo? «Non ci stiamo inventando niente da questo punto di vista – replica l’assessore – nell’accordo collettivo nazionale questo corso esiste già ed è previsto dalla legge. Chi fa questo corso, ad esempio, lavora già nei Pte o sulle ambulanze medicalizzate, e quindi sono medici che vengono formati per gestire le emergenze. Noi affianchiamo al corso anche un tutoraggio di due anni negli ospedali, dove i laureati non saranno soli, ma circondati da infermieri e altri medici con esperienza». Il corso del Cefpas costerà 2.500 euro e verrà rimborsato direttamente dalle aziende ospedaliere, sulla base di una convenzione con lo stesso ente di formazione.
«È un’iniziativa coraggiosa che risolve due problemi – plaude Renato Costa, della Cgil – riduce l’imbuto formativo delle scuole di specializzazione e sana la carenza di organico». Resta, tuttavia, nebuloso il futuro dei medici che affronteranno questo percorso che da un lato prova a dare risposte in tempi rapidi, ma che allo stesso tempo non permette un’ingresso stabile nel sistema sanitario nazionale. Per questo il sindacato Anaao Assomed, pur giudicando positiva l’iniziativa, chiede «un successivo iter per integrare questi medici nel percorso istituzionale delle scuole di specializzazione». Mentre è molto più dura la Cimo, che denuncia il rischio di «creare una nuova forma di precariato», perché, una volta finiti i due anni, i medici dovranno comunque accedere alle scuole di specializzazione per partecipare ai concorsi pubblici. «Non essendo stata finora prevista alcuna deroga al quadro normativo di riferimento – denuncia il sindacato – si verrebbero a realizzare delle figure professionali prive dei requisiti necessari per l’accesso a tempo indeterminato negli ospedali pubblici italiani». Accuse che Razza bolla come «baronali» e figlie di «una certa gelosia del sistema universitario per le scuole di specializzazione».
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