Mazzarrà, percolato continua a colare dalla discarica Sindaco: «Soldi per estrarlo, ma servono gli impianti»

«Il progetto di chiusura definitiva della discarica non potrà rientrare mai tra avvenire finché non si estrarrà l’intero percolato e il biogas». A parlare è il sindaco di Mazzarrà Sant’Andrea, Carmelo Pietrafitta, a meno di due mesi dalla lettera con cui la Regione ha risposto al ministero dell’Ambiente, in merito allo stato dell’arte dell’iter che dovrebbe portare alla pianificazione degli interventi per bloccare i danni causati da un sito che ufficialmente non accoglie rifiuti dal 2014. Iter di cui dovrebbe occuparsi Tirrenoambiente, società a capitale misto pubblico-privato, con il Comune del piccolo centro del Messinese a detenere la stragrande parte della quota pubblica. La situazione finanziaria di Tirrenoambiente è quella di una società in liquidazione, con decine di milioni di crediti vantati nei confronti dei Comuni e degli Ato che, nel corso del tempo, hanno usufruito del sito di contrada Zuppà, senza pagare quanto dovuto.

Del progetto a oggi però non c’è traccia. A eccezione di una versione presentata oltre tre anni fa, ma considerato non adeguato dalla Regione in quanto mancante di diversi elaborati, tra i quali il capitolato speciale d’appalto. Da allora nulla è stato fatto, con il percolato che, specialmente nelle stagioni piovose, ha continuato ad accumularsi. A inizio dicembre la giunta Musumeci ha deliberato lo stanziamento di 200mila euro per contrastare l’emergenza. «È una somma che dovrebbe garantire un intervento di due mesi, nei quali il percolato verrà estratto. Si parla di circa 30 metri cubi al giorno se le condizioni atmosferiche sono buone, poiché con la pioggia e le conseguenti infiltrazioni nella copertura della discarica, la produzione aumenta», specifica Pietrafitta. Per il primo cittadino questo genere di attività è imprescindibile prima di potere pensare a un progetto articolato che possa prevedere la gestione post-mortem del sito. «Nella lettera inviata al ministero – continua Pietrafitta – si fa presente che non si esclude la necessità di risagomatura dell’attuale configurazione della discarica. Questo perché finché ci sarà il percolato e il biogas non verrà estratto avremo a che fare con una sorta di palloncino gonfio».

Per ovviare a questa situazione, per il sindaco una soluzione potrebbe stare nel mettere in condizione Tirrenoambiente di utilizzare i due impianti presenti in discarica. «Uno può trattare il percolato, l’altro il biogas ma i problemi economici della società non hanno consentito la prosecuzione dell’attività – spiega Pietrafitta -. Ma bisogna ricordare che la società vanta circa 60 milioni di euro». A riguardo il sindaco non è d’accordo con la posizione di chi ritiene che buona parte dei crediti – nella lettera della Regione si parla di «38 milioni nei confronti delle società d’ambito, mentre i crediti certi ed esigibili, non oggetto di contenzioso, con i Comuni conferitori» sono pari a un milioni 545mila euro – non sarebbero facilmente recuperabili. «A eccezione di quelli con l’Ato Messina 2 ovvero 28 milioni – commenta Pietrafitta – il resto sono soldi che devono essere ritenuti esigibili. I Comuni, che fanno pagare le tasse sui rifiuti, non possono dire di non avere i soldi che dovevano spendere per il conferimento».

La discarica di Mazzarrà resta al centro di diversi processi per reati ambientali ma anche di quello scaturito dall’operazione Riciclo, che ha portato all’arresto per corruzione dell’ex sindaco di Mazzarrà Salvatore Bucolo e l’ex amministratore di Tirrenoambiente Pino Innocenti. Della questione si è interessato il Movimento 5 stelle, che oggi ha commentato i contenuti della risposta della Regione al ministero. «Abbiamo una Regione perennemente in attesa – dichiara il deputato Alessio Villarosa -. Il tutto sulle spalle dei cittadini dell’intero hinterland che si trovano a due passi di ben due bombe ecologiche». Il riferimento del parlamentare va anche alla discarica di Tripi, anch’essa gestita da Tirrenoambiente e dove, secondo la Regione, si starebbero verificando «gli stessi problemi della discarica di Mazzarrà».

Simone Olivelli

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