Domenico Signorelli, tra i più noti imprenditori di Misterbianco, è sotto inchiesta per riciclaggio aggravato dall’avere favorito la famiglia catanese di Cosa nostra dei Santapaola-Ercolano. L’uomo d’affari è indagato dalla procura di Catania perché si sarebbe adoperato per «custodire, reinvestire e capitalizzare» il denaro consegnatogli dal gotha della mafia etnea. Soldi da lavare, almeno secondo l’ipotesi dei magistrati, per conto di Nitto Santapaola e Aldo Ercolano: capo della famiglia mafiosa il primo, fidato braccio destro il secondo. Entrambi ormai da decenni detenuti.
Il nome di Signorelli era citato 25 volte nell’ordinanza di custodia cautelare dell’inchiesta Samael,condotta dal Reparto operativo speciale dei carabinieri a inizio dicembre 2019. In quell’occasione però tra i nove indagati, tra cui il 75enne Giuseppe Cesarotti, non compariva l’imprenditore di Misterbianco. L’uomo d’affari per riciclare i soldi avrebbe utilizzato la società Co. Invest srl. A quest’ultima gli investigatori sono arrivati partendo da un sequestro di beni per un valore di 12 milioni di euro, molti dei quali di proprietà proprio della Co. Invest. Adesso i militari dei carabinieri hanno eseguito un nuovo provvedimento di sequestro, questa volta per un valore di 25 milioni di euro, che riguarda la società madre.
Signorelli in particolare ha preso parte ad alcuni incontri ritenuti sospetti e avvenuti nelle case popolari di Misterbianco nel 2017. Insieme all’imprenditore c’erano Giuseppe Mangion (detto Enzo) figlio del defunto boss Francesco e Salvatore Copia. «Signorelli – si legge nell’ordinanza Samael – era stato convocato in ragione delle attività di capitalizzazione degli interessi della famiglia, ora curati da Giuseppe Cesarotti». La presenza di Copia non sarebbe stata casuale poiché «serviva a intimidire Signorelli – continua il giudice – tenuto conto che entrambi sono di Misterbianco e che Copia, nella circostanza, è stato visto come referente territoriale di Cosa nostra».
La CO. Invest, come emerge dalla visura camerale, dal 25 gennaio scorso è in amministrazione giudiziaria. Signorelli a partire dal 1995, e fino al 1998, ha rivestito la carica di amministratore unico. All’epoca a farlo decadere era stato un provvedimento del tribunale che aveva messo in amministrazione giudiziaria la società. Così fino al 2001 quando l’azienda ritornava ai vecchi proprietari e Signorelli ricompariva come consigliere. Incarico che ricoprirà per soli tre anni. Tra le partecipazioni più note dell’imprenditore c’è anche quella nella BS, marchio proprietario di una sfarzosa, e molto nota, gioielleria di via Giordano Bruno, a Misterbianco (non coinvolta nell’inchiesta, ndr). Nell’organigramma il nome di Signorelli, indicato come socio accomodante, esce formalmente di scena nel 1997.
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