Per gli investigatori sono gli scafisti delle imbarcazioni di migranti soccorsi nel Canale di Sicilia e sbarcati sabato mattina nel porto di Palermo. Undici cittadini stranieri sono stati arrestati dalla polizia di Stato con l’accusa di favoreggiamento aggravato dell’immigrazione clandestina, mentre due di loro dovranno rispondere anche di omicidio volontario. In 717, provenienti da Nigeria, Somalia, Senegal, Ghana, Eritrea, Guinea Bissau, Gambia, Etiopia, Sierra Leone, Mali, Costa D’Avorio, Sudan, Bangladesh, Angola, Togo, Pakistan, Marocco, sono giunti al molo del capoluogo siciliano a bordo del pattugliatore d’altura Dattilo della Guardia Costiera. Sull’unità c’erano anche le salme di 12 profughi, otto uomini e quattro donne, vittime dell’ennesimo viaggio della speranza e affogati al largo della Libia quando il gommone su cui navigavano era semi affondato. Gli altri 106 stranieri che erano a bordo del natante erano stati tratti in salvo.
Ieri e per tutta la notte gli agenti della Squadra mobile hanno ascoltato centinaia di migranti e grazie alle loro testimonianze hanno ricostruito le fasi del drammatico naufragio, causato dall’eccessivo carico del gommone. In nottata sono stati identificati e arrestati due cittadini stranieri, nati in Gambia e in Senegal, ritenuti gli scafisti del gommone semi affondato. Sono accusati di omicidio volontario e favoreggiamento aggravato dell’immigrazione clandestina. Gli altri nove arrestati, invece, dovranno rispondere solo di favoreggiamento aggravato dell’immigrazione clandestina per aver pilotato le carrette del mare sul cui viaggiavano i migranti approdati sabato a Palermo e soccorsi in diverse operazioni nel Canale di Sicilia. Tutti gli arrestati sono stati condotti al carcere Pagliarelli con il divieto di incontrarsi tra loro.
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