Maxi confisca da dieci milioni di euro nei confronti di Salvatore Cataldo, imprenditore edile carinese di 72 anni, ritenuto vicino alla famiglia mafiosa del Comune alle porte di Palermo, in particolare con il suo reggente storico, Vincenzo Pipitone. Gli agenti dell’ufficio prevenzione della questura di Palermo, insieme ai colleghi del Gico della guardia di finanza, hanno eseguito il provvedimento applicando anche la misura di prevenzione della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno per quattro anni nei confronti dell’uomo.
Le indagini economico-finanziarie hanno permesso di individuare un cospicuo patrimonio costituito da imprese, beni immobili, veicoli e rapporti bancari di origine illegale, sproporzionato rispetto a quanto dichiarato al fisco. Cataldo era stato condannato a tre anni di carcere con sentenza definitiva per avere contribuito all’occultamento di alcuni cadaveri e successivamente con sentenza della corte d’appello di Palermo del 2018 per «avere partecipato alle attività criminali della famiglia mafiosa di Carini» come punto di riferimento del clan del territorio per questioni spinose come gli affari relativi al giro delle estorsioni.
Cataldo è stato anche condannato lo scorso 29 gennaio dalla corte d’Assise di Palermo, in concorso con Vincenzo e Giovanbattista Pipitone e Antonino Di Maggio all’ergastolo per il duplice omicidio pluriaggravato di Antonino Failla e Giuseppe Mazzamuto, commesso nel 1999 su ordine dei fratelli Salvatore e Sandro Lo Piccolo. Cataldo aveva inoltre intavolato un grosso affare immobiliare, concluso prima del suo arresto, con gli eredi di Pietro Peter Vitale, boss della Detroit partnership americana dagli anni Settanta fino alla sua morte, avvenuta nel ’97.
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