«Quella sera io non c’ero, ma mi è stato detto che il ragazzo è entrato qui nel locale. Anche se per poco, perché era senza documenti». Chi parla è il gestore del Suburbia, il night club di contrada Digerbato, a Marsala, dove il 6 aprile il 27enne Giovanni Genna avrebbe voluto passare la serata. L’area antistante al locale è l’ultimo posto dove Genna è stato visto vivo. Il 27enne, infatti, sarà trovato morto due giorni dopo a poche centinaia di metri da lì, in una zona di campagna vicino a una stradella asfaltata. A oggi non sono chiare le circostanze che hanno causato il decesso. Qualche novità potrebbe arrivare dai risultati degli esami tossicologici seguiti all’autopsia disposta dalla procura, che ha aperto un fascicolo contro ignoti per omicidio.
Ciò che si sa è che quel sabato, Genna è arrivato davanti al Suburbia insieme ad alcuni amici. Sin dal principio si è detto che il gruppo, che avrebbe voluto assistere allo spettacolo, si è separato quando gli organizzatori hanno fatto presente che era necessario avere il biglietto d’ingresso. A quel punto, tutti avrebbero deciso di allontanarsi. Eccetto Genna, che ha scelto di restare davanti al Suburbia.
Il locale qualche anno fa – all’epoca dei fatti si chiamava Bocca di rosa – è stato al centro di indagini per un giro di prostituzione. Stando a quanto dichiara il gestore, Genna e i suoi amici sarebbero riusciti a entrare nel locale per poi essere stati invitati a uscire. «Non abbiamo buttafuori e non c’è stato alcun momento di tensione, ma il gruppo è stato fatto accomodare fuori dopo che ci si è accorti che non erano soci – dichiara il titolare a MeridioNews -. Essendo un club privato, bisogna essere iscritti e per farlo serve presentare il documento d’identità. I ragazzi non lo avevano e quindi sono stati fatti uscire». Il titolare del Suburbia conferma che l’unico a restare nei paraggi è stato Genna. «Ha tentato nuovamente di cercare di entrare, ma non c’è riuscito. In ogni caso – specifica – si è svolto tutto senza problemi».
In queste settimane a fare visita al locale è stata anche la polizia. «Hanno acquisito le immagini di videosorveglianza esterne al locale, dalle registrazioni si vede quello che ho detto. Il ragazzo si è allontanato, dopo un po’, dal piazzale», conclude l’uomo. Nei giorni successivi al ritrovamento del corpo, a escludere episodi di violenza è stato anche il legale della famiglia di Genna, l’avvocato Luigi Pipitone. L’ipotesi in un primo tempo era stata avanzata in seguito alla diffusione di voci che parlavano di lividi sul volto del 27enne, ma che sono stati esclusi dagli accertamenti del medico legale.
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