Volti annoiati. Sorrisi di circostanza. E, soprattutto, un applauso senza passione, di circostanza che, cronometrato, è durato appena sei secondi. In questi tre elementi si racchiude la visita-lampo di ieri, a Palermo, di Mario Monti, il capo di uno dei peggiori Governi di questa sempre più scombiccherata Repubblica italiana.
In un Teatro Politeama circondato da poliziotti e carabinieri, la Cisl e lUdc si sono giocati la faccia per riempire di gente annoiata il Teatro. Ci sono riusciti? Sì e no.
Certo, la differenza tra lo stanco incontro di ieri e un qualunque incontro pubblico di Beppe Grillo salta subito agli occhi. Appena il leader del Movimento 5 Stelle si muove, le piazze si riempiono, come per magico incanto. Ieri, per riempire il Politeama si sono dovuti mobilitare la Cisl siciliana, lUdc e i quattro gatti che vanno dietro al Signore delle tasse, in arte Mario Monti.
Chissà cosa ha pensato, ieri, il Professore della sua visita siciliana. La mattina, a Catania, anche lEtna lo ha rifiutato. La Colonna del cielo, appena laereo del Presidente del Consiglio ha poggiato il carrello sulla pista dellaeroporto di Fontanarossa ha iniziato a eruttare cenere. Un caso?
Di solito, le persone intelligenti si cospargono il capo di cenere quando debbono presentarsi al cospetto di qualcuno dal quale debbono farsi perdonare qualcosa. In effetti, Monti si deve far perdonare lImu – circa 4 miliardi di euro fatti pagare aglitaliani – che ha poi riversato nelle casse del Monte dei Paschi di Siena, la banca cara al Partito di Bersani (Pd), suo grande alleato politico in questa campagna elettorale (e nel prossimo Governo, ammesso che Bersani e Monti, insieme, vincano le elezioni).
Monti non deve avere capito il messaggio lanciatogli dal vulcano siciliano. In compenso, si è beccato i fischi dei catanesi. E a Palermo? Udc e Cisl – ovvero quanto di peggio oggi offre il mercato clientelare sindacal-partitocratico siculo – gli hanno azzizzato un pomeriggio di ascoltatori occasionali, professionisti dellapplauso che, però, non si sono impegnati troppo: quanto basta, secondo noi, molto meno delle probabili indicazioni ricevute.
Insomma: anche la gente chiamata a recitare certi copioni elettoral-pre-goldodiani ha la propria dignità: già applaudire il Signore delle tasse è pesante, quasi quanto sentire Casini parlare quoziente familiare (soprattutto dopo che il leader dellUc ha sistemato il proprio quoziente familiare nelle liste bloccate del Porcellum, facendo incazzare perfino i suo tradizionali portaborse); giusto, insomma, battere le mani, ma senza esagerare.
Interessante anche latmosfera. Dietro il palco i montiani siciliani hanno montanto uno schermo che, per un po, ha deliziato tutti con le gesta compiute dal Professore al Governo. Uno strazio.
Nelle prime file, invece, come in una parata militare, gli & le stoccami in quattro che in queste settimane si sono spesi & spese per la causa dellImu e degli esodati da bastonare al ritmo delle dolci parole di quella donna tutta empatia-simpatia che risponde al nome di Elsa Fornero.
Alle 17 e 30 o giù di lì sul palco del Politeama è sgattaiolato tale Massimo Plescia che ci comunica di essere salito in politica. Se Berlusconi, dal 1994 ad oggi, ci delizia con le discese in campo, i seguaci del Professore salgono. In ogni caso, buon per lui e, soprattutto, buon per noi, luomo salito in politica la fa breve e ci annuncia la proiezione, sul video, di alcuni cittadini che porgeranno le domande a Monti.
Il primo cittadino che compare sullo schermo è un imbacuccato Maurizio Bernava avvolto in un fasciacollo sullo sfondo del Teatro Politeama. Non è esattamente un cittadino qualunque, ma il padrone di casa del pomeriggio, visto che si tratta del segretario generale della Cisl siciliana, ovvero il sindacato che ha riempito il Teatro.
Che dirà Bernava in pochi minuti? Che vuole il lavoro produttivo, i soldi pubblici spesi bene e lo stop al clientelismo. Chiede, in sostanza, la perfetta antitesi di quello che la stessa Cisl siciliana ha fatto in questi anni. Osserviamo le facce delle persone sedute nelle prime sei o sette file. Sorridono tutti sornioni. Sanno che il loro segretario sta recitando il copione pre-goldoniano. Anche noi siamo più ‘sereni’: è proprio la Cisl siciliana: sì, ci troviamo tra i soliti cislini: le parole usate per mascherare il pensiero…
Dopo Bernava, sullo schermo spunta la faccia di Patrizia Di Dio, Confcommercio. Che si compiace di una politica fatta di sacrifici e non di illusioni. Poi, però, forse ci ripensa e si ricorda che le imprese pagano il 56 per cento di imposte. Per poi chiudere i battenti. E a chi lo va a ricordare? Al Signore delle tasse. Insomma
La terza faccia che si disegna sul video è quella di Cleo Li Calzi, lintellettuale del gruppo. Partenza da formula uno con coordinate di governance, deficit di cittadinanza e altre parole complicate che noi che leggiamo libri normali, magari romanzi, non possiamo capire. Alta economia, insomma. Cose da manager che vi risparmiamo per non farvi sentire ‘ignoranti’.
Dopo la scienza economica e ‘manageriale’, sul video compare lunico che, forse, aveva titolo per partecipare a un incontro con Monti: il protagonista di un Banco alimentare. Sono quelli che danno da mangiare ai poveri. Un servizio – forse lunico – che il Governo Monti ha valorizzato, visto che da quando il Professore governa lItalia a colpi di tasse la povertà si tagli a fette come la mortadella rappresentata dal Banco alimentare.
A un certo punto il video si oscura (un peccato: ci stavamo quasi acculturando ). Una voce da spot pubblicitario ci avverte che il Professore è arrivato. Ci siamo persi una parte dei monologhi che avrebbero dovuto essere domande rivolte al Professore.
Passa un minuto. Due minuti. Tre minuti. Uneternità. Poi, finalmente, una folla di militari e uomini del servizio dordine fende se stessa e ci consegna il Presidente Monti.
Il Professore sguscia sl palco come unimposta cedolare e si dirige verso il microfono. Ha le mani occupate. Leggerà? Sì e no. Porta con sé gli appunti. Per prendere spunti.
Inizia a parlare. Lento, impacciato, noioso. Strappa solo un applauso di circostanza: i già ricordati sei secondi. A tratti sembra Bersani: non un concetto compiuto, formule trite e ritrite, luoghi comuni: il Sud ha grandi potenzialità, dobbiamo dare lavoro ai giovani e alle donne, la coesione territoriale, la Padania che non esiste, Grande Sud alleato della Lega è una contraddizione, la Germania è brava e bella perché, riunificandosi, ha fatto crescere l’ex Germania Est e altre amenità.
Lunico passaggio non bersaneggiante è sullUnione Europea. Il Professore ammette che lEuropa del Nord ha una vocazione orientata al risparmio. Non verso le banche, però, pensiamo noi. Alle quali, lUnione Europea, ha consegnato, dal 2008 ad oggi, ogni anno, numeri alla mano, oltre il 40 per cento del Prodotto interno lordo europeo. Contiamo di porre la domanda alla conferenza stampa prevista dopo la prolusione.
Una garbata ragazza deve averci letto nel pensiero, perché ci invita a prendere posto in una saletta riservata ai giornalisti. Prendiamo posto in attesa dellarrivo del Professore.
Una folla immensa di operatori tv ha già preparato il posto dove intervistare il capo del Governo. Si sa, nelle conferenze stampa le televisioni hanno la precedenza. Alle 18 e 15 il Professore entra nella saletta riservata ai giornalisti. Solita ressa.
Aspettiamo. Siamo tre o quattro giornalisti. Un signore ci avverte: La conferenza stampa non cè più. Dopo aver risposto alle domande delle tv il Presidente andrà via. Ha laereo alle 19,00. Ma allora perché ci hanno fatto venire qui? E, soprattutto, perché non avvertire prima?
Proviamo a chiedere spiegazioni. Nulla di nulla. Due o tre minuti dopo il Professore è già fuori dal Teatro. Nessuno dellorganizzazione si è rivolto ai giornalisti della carta stampata e dei giornali on line per chiedere scusa dellimprevisto.
Noi non siamo stupiti. Per noi Monti è questo. Il montismo è questo. Si è ciò che si è. Anche se circondati dai saliti in politica e dagli & dalle stoccami in quattro
Monti a Palermo: la conferenza stampa? Mi dispiace ho laereo
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