Maria Anna Giordano, la fotografa salva ricordi «Restaurare le immagini è regalare emozioni»

«Le fotografie immortalano momenti, storie anche lontane. Ho il privilegio occupandomi anche del restauro di recuperare ogni frammento facendo rinascere volti, oggetti e regalando emozioni. In media se il viso non è moto sfigurato si impiegano almeno dieci ore di lavoro per riportarlo alla luce». In queste righe c’è il pensiero e la professionalità di Maria Anna Giordano, fotografa dal 1997 quando il fratello Giuseppe aprì un’attività in Corso Vittorio Emanuele, e dove dopo il diploma ha mosso i primi passi verso il mondo della fotografia per poi specializzarsi nel restauro digitale.

«Ho iniziato con una reflex a pellicola, fotografavo tutto, l’esperienza l’ho acquisita sul campo per poi raggiungere livelli ottimali negli ultimi quindici anni, quando nel frattempo anche la foto ha cambiato abito, passando al digitale. Devo ammettere che personalmente usando macchine professionali la qualità della foto non è cambiata, semmai sono cambiati i supporti, adesso si usano carte plastificate e sono variati i costi di sviluppo».

Il digitale sembra aver modificato le abitudini della gente incline a conservare i propri ricordi su memorie esterne, su pc e supporti informatici se non addirittura all’interno degli album dei social network . «Io dico sempre che la foto va toccata e sentita tra le mani, oltre lo strumento usato per scattarla. Nell’ultimo periodo, ho preso le redini dell’attività dal 2009, c’è stato un ritorno al cartaceo e non nascondo che mi fa piacere, forse le persone hanno compreso che bisogna custodire un ricordo e non lasciarlo in balia di strumenti che possono essere facilmente cancellati, smarriti o rubati».

Maria Anna Giordano negli anni ha avuto una crescita professionale notevole, è tra le poche a Palermo e in Sicilia a occuparsi del settore del restauro delle foto soprattutto quelle con volti sfigurati se non addirittura assenti. Il suo banco di prova è stato il recupero alcune foto di famiglia che ha racchiuso in una mostra la scorsa estate dal titolo Il Passato Ritrovato.

«La foto più antica sulla quale ho lavorato risale al 1848 ed è ritratto un mio prozio dal lato paterno. Ho impiegato diverse ore per portarlo al risultato chiaro e soddisfacente. Poi ho utilizzato degli strumenti per me preziosissimi ma che devono essere saper padroneggiati con cura, ovvero il pennello e il contagocce di un software specifico che ho imparato ad usare in uno dei tanti corsi che ho frequentato. Il tutto accompagnato dalle nozioni di tecnica fotografica acquisite a Modena e Firenze».

Insomma attenzione maniacale, dedizione e pazienza sono questi gli ingredienti che hanno portato la Giordano a recuperare altre due foto di famiglia; una del 1920 e una del 1940. Ma c’è ancora una grande sfida che attende la fotografa palermitana, ovvero il recupero della foto di un cliente, risalente al 900’. «È la foto di un uomo con al fianco due bambini, che mi è stata consegnata in pessimo stato dato che era sbiadita. Allora piano piano dopo averla passata allo scanner ho iniziato un lavoro di contrasto per definire il chiaroscuro e riuscire a tracciare e risalire ai volumi. Probabilmente è questa la parte più difficile, perché altrimenti i visi che devono essere perfetti più dei vestiti e di quello che li circonda, rischierebbero di rimanere piatti e nessun pennello e nessuno strumento potrebbe salvare la foto. Devo sottolineare – conclude – che sono arrivata a una buon risultato, spero di finirla il prima possibile per regalare un ricordo, una parte di vita e ancora una volta un’emozione».

Ambra Drago

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