Marco il danese, cella di isolamento in piazza Lanza Testimoni: «Lui la picchiava, ma che dovevamo fare?»

In una cella di isolamento nel carcere di piazza Lanza. È lì che si trova adesso Marco Lalicata, il 27enne danese noto a Catania per la sua fattoria itinerante. E, da ieri, perché accusato di avere picchiato e violentato la sua compagna, una donna più grande di lui, di origini colombiane, che lo accompagna da più di quattro anni. Lei è stata portata in ospedale, con una mandibola danneggiata e il setto nasale fratturato. «Lesioni gravissime», le hanno definite gli agenti di polizia che hanno raccolto la sua denuncia, martedì pomeriggio. Erano da poco passate le 15.30 quando lei si è allontanata dal rudere di via Roccaromana – dove viveva con Marco – per presentarsi negli uffici della polizia scientifica, a pochi metri di distanza. «Aveva la faccia piena di sangue ed era mezza nuda – racconta un testimone – Ma litigavano spesso, non ce lo vedo Marco a farle del male. Ho pensato “Capace che questa qua è pazza, s’impicau ‘nda ‘n muru e c’ha sta accullannu a iddu“». Cioè che lei si sia procurata le ferite da sola, per accusare lui. Invece è stato lo stesso Marco, davanti agli agenti, a confermare l’aggressione, ridendo. «Lei è pazza, lei è il diavolo», avrebbe detto agli investigatori.

La notizia dell’arresto di Marco ha fatto il giro della città in pochissimo tempo. E nella zona di via Roccaromana ne parlano tutti. Davanti alla porta di legno che dà accesso alla struttura abbandonata in cui lui e la sua compagna vivevano, ci sono una decina di cani – tra i quali diversi cuccioli – che rovistano nei cassonetti della spazzatura. Oggi gli agenti della polizia ambientale dovrebbero intervenire per portarli via, vista la situazione. «Marco è uno un po’ particolare – dice uno studente di Giurisprudenza – Ma secondo me è innocuo. Loro avevano un rapporto morboso, lei gli stava sempre dietro, si vedeva che era succube di lui. Ma lui un sacco di volte le diceva che lei se ne doveva andare, era lei che lo assillava». «È vero – conferma un altro studente – urlavano e avevano discussioni. Lui però non è tanto normale e lei neanche, uno non ci fa caso, no? Lui mi fa simpatia, ci ho parlato tante volte, non l’avrei mai detto. Anche se lei se l’è cercata è stato sbagliato picchiarla». Quella di ieri non è la prima occasione in cui si parla di violenze da parte di Marco ai danni della sua fidanzata: voci impossibili da confermare senza che le testimonianze venissero ritrattate, a causa anche della simpatia di cui il ragazzo danese gode dal momento del suo arrivo in città.

Nonostante quello che sarebbe successo anche tre settimane fa circa, quando una lite della coppia avrebbe addirittura bloccato la strada. «Lui la teneva ferma per il collo, le urlava “Ti ‘nna ghiri, m’ha lassari stari“», ricorda un uomo che lavora in zona. «Hanno fatto una scenata, sono usciti tutti. Lui la bloccava, è vero, e le gridava contro. Ma lei non reagiva tanto, lui l’ha buttata per terra ma lei non si lamentava – continuano due testimoni oculari – Per separarli sono intervenuti i poliziotti della scientifica, che stanno qua accanto». Nonostante l’intervento delle forze dell’ordine, però, oltre a quella dell’altro ieri non ci sarebbero denunce nei confronti dei comportamenti di Marco. «Ma lei lo conosce? – ci domanda un agente della scientifica, incontrato all’ingresso del palazzo – Lui non sta bene con la testa e lei, per fare quella vita, è come lui. La denuncia a che serve se poi tanto c’è l’infermità mentale? Non è un problema di polizia, è un problema di servizi sociali». D’altro canto, anche chi ha assistito alla scena della stretta al collo alla domanda sul perché nessuno abbia mai presentato una denuncia replica: «C’erano i poliziotti. A che serviva denunciare se già loro lo sapevano?».

Ma quello che è avvenuto alcune settimane fa sarebbe solo uno degli episodi allarmanti. «Circa un anno fa lei è entrata qua dentro correndo e urlando che lui la picchiava», spiegano due vigilantes del dipartimento di Giurisprudenza. «Lui è un bravo ragazzo, simpatico, sempre educato. Non ha mai dato fastidio. I nostri studenti si fermano spesso a giocare coi cani. L’ultimo animale qual era? – si chiedono – Un’oca forse». La violenza e l’aggressione li stupiscono. «Quella volta lei si lamentava che lui le alzava le mani, ma lui è arrivato tranquillo e sorridente. Abbiamo detto che non potevano stare dentro, sono usciti e due minuti dopo si stavano baciando qua davanti». «Non mi potevo aspettare questo, ma qualcosa sarebbe successa prima o poi – dichiara una ragazza – Lei gli stava sempre appiccicata, era gelosa, voleva una vita normale e tentava di convincerlo a smetterla di stare in mezzo alla strada. Spesso lo prendeva a schiaffi. Lui per difendersi la teneva bloccata». Anche in questo caso, però, l’accento è sul carattere di lei. Che adesso è in ospedale, dopo essere stata pestata.

Luisa Santangelo

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