Per questa estate avranno l’acqua (forse) ma non le fogne. I residenti di Manfria, frazione balneare di Gela, escono dal consiglio comunale monotematico di ieri con sensazioni contrastanti. C’è chi esulta per il progetto del consorzio Piano Marina che promette di risolvere la crisi idrica che attanaglia il quartiere sin dalla comparsa delle prime villette e chi mantiene dubbi e critiche. Quando in aula consiliare è caduto il numero legale, dopo oltre tre ore di discussioni e letture di atti, è stato chiaro come l’assenza del gestore Caltaqua e dell’Ato idrico Cl6 abbia impedito di sciogliere molte delle riserve. Dopo la presentazione alla stampa in pompa magna, il 30 marzo dagli uffici di Caltaqua era arrivata una dura nota in cui la società spagnola negava l’ok a una soluzione che definivano «fai da te».
«La soluzione prospettata – si legge nel comunicato – si pone decisamente al di fuori di quanto espressamente previsto dalla convenzione di gestione con l’Ato Idrico Cl6 che affida a Caltaqua la gestione dell’intero ciclo delle acque su tutto il territorio provinciale». A essere ribadito è la mancanza di possibilità, secondo l’accordo, di «creare aree dove, come nel caso prospettato, un soggetto si occuperebbe della distribuzione idrica senza alcuna garanzia in ordine alla gestione dei reflui e del servizio di depurazione».
In ogni caso i lavori per la realizzazione della rete idrica al momento proseguono lungo la strada provinciale che taglia in due il quartiere e che conduce oltre la Torre di Manfria. Dove le autorizzazioni della ex provincia e della Soprintendenza sono state rilasciate. In attesa appunto che arrivino le autorizzazioni per le strade appartenenti al Comune di Gela. «È grave – ha detto il consigliere Salvatore Gallo – che i cittadini di Manfria pagano oneri per servizi non ancora erogati. Sul progetto di una rete idrica pubblica sono state già impegnate risorse economiche e umane. Non siamo contro la possibilità che si dia l’acqua ai cittadini, ma – chiede – perché il consorzio non realizza la rete e la cede al Comune, come è previsto per legge?».
La scelta di affidarsi al consorzio è stata invece difesa a spada tratta dalla giunta. «Con la semantica si cambia il senso delle parole – ha risposto il sindaco Domenico Messinese –. I cittadini consorziandosi hanno reso pubblico un bene privato. Caltaqua doveva realizzare la rete idrica a Manfria dal 2008. Allora quando ho chiesto i tempi di realizzazione il consorzio mi ha garantito che entro giugno tutto sarebbe stato pronto, mentre Caltaqua non ha saputo indicare una data. Anche i prezzi sono minori». Il dibattito si è poi incentrato sulla trasparenza delle procedure e sull’assenza di scarichi per le acque reflue. «Abbiamo appreso delle iniziative del consorzio dai giornali – è stata la denuncia del consigliere Salvatore Siragusa –. Dove verranno gettate le acque reflue? Non possiamo far finta di niente». «Dov’è il progetto del consorzio?» ha incalzato il collega Giovanni Panebianco. «Voglio ricordare – ha aggiunto il 5stelle Simone Morgana – le numerose procedure di infrazione Ue sulla rete fognaria. A me preoccupa l’atto estemporaneo che ha portato a questa scelta».
Pare di capire che per gli scarichi delle acque reflue i residenti si affideranno ancora una volta ai pozzi neri. Una soluzione finora sempre praticata ma che all’aumentare delle condotte potrebbe non bastare. «Sulle fogne non entro nel merito, non è il mio compito – dice a Meridionews il presidente del consorzio Giovanni Raniolo –. Abbiamo la gente che chiede l’acqua e le autorizzazioni necessarie. Mentre ci sono certi consiglieri che criticano per non fare. Dà fastidio il fatto che non abbiamo appoggi politici».
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