MandarInArte, tornano i ladri nella sede di Ciaculli «Si sono affezionati, ma ora c’è un po’ di stanchezza»

«Ladri». È un messaggio lapidario quello che Totò Cernigliaro, socio della onlus Solidaria, riceva da Romolo Resga, presidente di Acunamatata. Sono le 2,52 del mattino, e da pochissimo i vigilantes di guardia in via Funnuta hanno chiamato: qualcuno ha fatto irruzione dentro la sede, di nuovo. Nemmeno tre mesi fa proprio da lì ripartiva, tra festeggiamenti e buoni auspici, il progetto MandarInArte, rimasto in standby prima per l’occupazione abusiva di alcune famiglie e poi, dopo il loro sgombero forzato, per le continue irruzioni che depredavano il posto di quelle poche cose rimaste o appena riacquistate. «Si sono affezionati», scherza il volontario Filippo Calcavecchia, nel tentativo di sdrammatizzare. 

Ma il morale, come scrive anche Cernigliaro, «è sotto le scarpe». Dopo aver notato alcuni movimenti strani sul posto, le telecamere di sorveglianza si sarebbero spente. Allarmati, gli uomini della Ksm si sono diretti vero il mandarineto, mettendo in fuga gli intrusi. Davanti all’ingresso del piano seminterrato ad accoglierli c’è il frigorifero, abbandonato su un fianco. Per entrare, i ladri hanno divelto una grata in ferro e sfondata una finestra, rotto la centralina dell’impianto di videosorveglianza e tutti i sensori di movimento del piano seminterrato, una telecamera interna e una esterna. Fuori dall’edificio una carriola con dentro ammassati piccoli elettrodomestici: microonde, bistecchiera, macchina del caffè, ed altro. Lungo la stradella altre cose abbandonate nella fuga.

«Avevano già uscito praticamente tutto – racconta ancora Calcavecchia -. Loro sono scappati, non hanno fatto in tempo. Adesso c’è da rifare l’impianto di videosorveglianza e la finestra, ma almeno l’attrezzatura della cucina è stata salvata». È lì che nascono i liquori e le conserve con i frutti del mandarineto. «Intanto oggi a pranzo ci sono 70 ragazzi provenienti da varie parti d’Italia», si tratta di tre scolaresche del premio Libero Grassi, in visita alla Favarella per l’ultimo giorno del loro viaggio premio. «Penso siano sempre gli stessi – ipotizza Calcavecchia -, conoscono perfettamente il posto, sono entrati dall’unico lato dove non c’era la videocamera», una circostanza che fa pensare infatti che a rendersi protagonisti dell’irruzione siano state persone della zona o che, almeno, conoscano bene il posto. Persone inoltre al corrente anche del fatto che quella sede, da pochi mesi, è tornata a funzionare regolarmente, e che quindi non è più vuota. «Faremo l’ennesima denuncia – dice il volontario -, ma c’è un po’ di stanchezza adesso».

Silvia Buffa

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