Michele Mancuso è di poche parole. Non sembra molto attratto da telecamere e microfoni. Almeno per ora. E’ segretario regionale di Grande Sud, il partito di Gianfranco Micciché, dallo scorso Marzo, e le sue dichiarazioni si contano sulle dita: “Sono impegnato sul territorio, stiamo rivoltando il partito come un calzino, fare politica è cosa ben diversa dalle chiacchiere di chi vuole solo catturare un titolo sui giornali”.
Già Presidente del Consiglio Comunale di Caltanissetta, Mancuso, ha 44 anni. La decisione di affidare a lui la guida di Grande Sud in Sicilia è figlia di quella volontà di coinvolgere, nel processo politico, la nuova classe dirigente e le nuove generazioni. Energie fresche, insomma.
Lo abbiamo raggiunto telefonicamente:
Non possiamo non chiederle della condanna di Berlusconi.
“Un giudizio che delegittima milioni d’italiani. Mi viene in mente il Marchese del Grillo: la giustizia è morta”.
Ieri il suo leader ha condannato l’assenza dei ministri del Pdl dalla manifestazione, a Roma, in sostegno del Cavaliere. Un altro segnale del fatto che confluirete in Forza Italia?
“Quella di Forza Italia è un’idea buona, se sarà concepita come un qualcosa di diverso dall’attuale Pdl, cioè se si concreterà in un progetto politico nuovo, che si ancori al passato solo nello spirito, mai più ritrovato, di una grande coalizione liberale, capace di guidare il Paese e le sue articolazioni istituzionali. Adesso è comunque troppo presto per dire cosa succederà e se la nuova FI cambierà la geografia politica del Centrodestra”.
Torniamo in Sicilia. Cosa pensa del Governo Crocetta?
“Penso che le vere rivoluzioni si fanno coi fatti e non con gli annunci o gli slogan in salsa antimafia”.
Alla luce dell’andazzo della politica siciliana, vi siete pentiti di non avere appoggiato, alle ultime regionali, la candidatura di Nello Musumeci quale Presidente della Regione?
“Mi chiedo, piuttosto se non si sia pentito chi si è messo di traverso contro la candidatura di Micciché, che era stata decisa dal leader maximo del centrodestra”.
Quando è nato, il suo partito aveva ambizioni meridionaliste, eppure oggi sembra lontano da questi temi…
“Non è vero, non è così. Le ripeto: non facciamo politica coniando slogan buoni a guadagnare titoli dei giornali. Sono battaglie che avremmo voluto condurre da forza di governo e che continuiamo a combattere dai banchi dell’opposizione, ovviamente con minor capacità d’incidenza. Ma, i cittadini hanno scelto così. A noi non resta che continuare a lavorare per far loro cambiare idea e convincerli sempre e di più della bontà dei nostri intendimenti”.
Qual è il suo primo bilancio della sua guida del partito in Sicilia.
“Assolutamente positivo,perché stiamo rinnovando da capo a fondo il partito, lo stiamo praticamente rivoltando come un calzino, affidando ad energie fresche le battaglie di sempre, sotto la sapiente e carismatica guida del nostro leader”.
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