Risposte arrivate in ritardo e, per di più, «non esaustive». Sono quelle della Regione siciliana alla Protezione civile nazionale che hanno fatto saltare la dichiarazione dello stato di emergenza con i relativi aiuti. Lo ha spiegato il ministro per la Protezione civile e le Politiche del mare, Nello Musumeci, rispondendo alla Camera dei deputati a un’interrogazione del Partito democratico, a proposito degli eventi meteorologici che hanno interessato il territorio siciliano da fine settembre a metà ottobre 2022 e quelli di gennaio 2023.
Musumeci ripercorre le tappe della vicenda. Per quanto riguarda gli eventi del 2022, il 10 maggio 2023 la Protezione Civile chiede alla Regione l’invio di «ulteriori elementi tecnici» necessari per la valutazione. Ma, non ricevendo risposta «e in considerazione del lasso di tempo intercorso», circa due mesi e mezzo, il 28 luglio il dipartimento guidato da Musumeci comunica al presidente Schifani «di non poter procedere all’avvio dell’istruttoria finalizzata alla dichiarazione dello stato di emergenza». Trascorre ancora un altro mese fino al momento in cui la Regione siciliana decide di rispondere. «Il 30 agosto 2023 ha trasmesso la documentazione integrativa – continua il racconto di Musumeci – che tuttavia non è stata ritenuta esaustiva, risultando anche inefficaci eventuali sopralluoghi, stante il notevole tempo trascorso».
Per quanto riguarda invece gli eventi del gennaio 2023, l’ex presidente della Regione ha sottolineato come, dopo i sopralluoghi, i tecnici non abbiano ritenuto che gli eventi «fossero tali da giustificare l’estensione dello stato di emergenza di rilievo nazionale», già deliberato per la sola area di Messina. Inutile anche la richiesta di riesame avanzata dalla Regione, giudicata anch’essa priva «dei necessari caratteri di gravità ed estensione».
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