Le tragedie della scorsa notta potrebbero portare anche a una coda polemica tra il governo nazionale e quello regionale. Il presidente della Regione, Nello Musumeci, ha infatti reso noto di non avere potuto accedere al policlinico di Palermo, per accogliere il presidente del consiglio dei ministri, Giuseppe Conte, e con lui rendere omaggio alle vittime delle piogge torrenziali che si sono abbattute sulla Sicilia. Dieci i morti soltanto in provincia di Palermo, tra Casteldaccia e Vicari.
«Ho appreso dalla viva voce del prefetto di Palermo e dai funzionari della Digos che il cerimoniale del presidente Conte non mi avrebbe consentito di accedere al Policlinico», si legge in una nota di palazzo d’Orleans. All’origine dell’episodio ci sarebbe dunque un ennesimo cortocircuito nei rapporti con i collaboratori di palazzo Chigi. Al punto che Musumeci ha deciso di tornare nella sede del governo dove si svolgerà una seduta di giunta per riflettere sulle prime misure da mettere in campo per affrontare la nuova emergenza, dopo quella della settimana scorsa seguita all’alluvione nella piana di Catania.
«Sia chiaro, questa inaudita vicenda, che non ha precedenti nella storia della Regione Siciliana, allarma e suscita indignazione. Non cerco il rispetto per la mia persona, ma lo pretendo per l’Istituzione che rappresento e per il popolo siciliano», è l’attacco di Musumeci nei confronti di Conte. «Questo vale per tutte le istituzioni, anche per il presidente del Consiglio».
La vicenda ricorda a grandi linee quella che si è verificata, sempre a Palermo, lo scorso 14 settembre. In ballo c’era l’inaugurazione dell’anno scolastico in un istituto dedicato a don Pino Puglisi. Anche in quell’occasione Musumeci non incrociò Conte, dopo avere ricevuto l’invito soltanto dal dirigente della scuola in cui si sarebbe tenuto l’incontro. Dall’entourage del governatore si parlò ufficialmente di un altro impegno istituzionale, ma in realtà pare che pure in quella circostanza dall’ufficio per il cerimoniale di Palazzo Chigi non fosse partita alcuna comunicazione ufficiale a Musumeci.
Due fatti che aprono di fatto la porta a speculazioni sui rapporti tra i vertici regionali e l’esecutivo nazionale – tensione che peraltro Musumeci non ha provato a mascherare -, ma che per il momento scivolano sullo sfondo di una vicenda più grande, con dodici morti e una serie di danni che hanno messo in ginocchio l’Isola. Fatti per i quali difficilmente non potranno essere rintracciate responsabilità nell’operato delle istituzioni. Non solo di oggi.
Alcune ore dopo la circolazione della notizia di quanto accaduto a Musumeci, palazzo Chigi ha fatto sapere che Conte ha telefonato al governatore siciliano. Nella versione diffusa da Roma, Conte avrebbe detto a Musumeci di incontrarsi in prefettura e non in ospedale per rispettare la richiesta di riserbo da parte dei familiari delle vittime, aggiungendo di essere disponibile a un colloquio a Roma. La giustificazione, tuttavia, non ha convinto Musumeci che in serata, parlando con i giornalisti, ha detto di non pensare che Conte menta ma che una responsabilità vada cercata nel capo del cerimoniale di Palazzo Chigi o nella prefetta di Palermo Antonella De Miro. «Se il premier Conte dice di non avere dato disposizione in questo senso come mi ha detto al telefono, se il capo del cerimoniale dice alla mia struttura di non averne dato disposizione, allora la condotta del capo della Prefettura mi sembra inadeguata al ruolo – ha detto il presidente della Regione -. Sono portato a pensare che il capo del governo non stia mentendo, quindi o mente il capo del cerimoniale o il Prefetto di Palermo, e allora se così è spero che il prefetto venga allontanato».
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