«Un soggetto che si è già distinto per la particolare inclinazione a delinquere». È così che gli inquirenti descrivono Salvatore Ciancio, il 39enne palermitano raggiunto ieri sera da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip Filippo Serio. L’accusa è di tentata estorsione con l’aggravante mafiosa contro alcuni commercianti del mercato ortofrutticolo. I fatti risalirebbero al mese di aprile e sono emersi grazie alle denunce da parte dei gestori degli stand che, consorziati in un’organizzazione di categoria, hanno deciso di fare fronte comune e ribellarsi.
Tutti, nessuno escluso, hanno ricostruito i tentativi estorsivi, raccontando che Ciancio aveva chiesto ad ognuno di loro di consegnargli 200 euro a titolo di pizzo, da versare in occasione delle festività pasquali per il sostentamento delle famiglie dei detenuti. Ogni richiesta era accompagnata anche dalla minaccia che, in caso di diniego, sarebbe potuto accadere qualcosa.
Il 39enne, infatti, non è nuovo a episodi criminali di un certo spessore. Pendono su di lui precedenti per essere stato parte attiva di un’associazione a delinquere finalizzata alla commissione di rapine e altri gravi reati contro il patrimonio, così come di reati che hanno preso di mira alcune banche nel nord Italia. Già in passato era stato destinatario di alcune misure. Come l’avviso orale da parte del questore, proposto per l’applicazione della misura di prevenzione della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno e, di conseguenza, colpito anche dal sequestro dei beni.
A questo si aggiunge, a detta degli inquirenti, anche una «comprovata vicinanza ad ambienti mafiosi». Il suo nome, infatti, finisce nel vortice delle indagini sul mandamento mafioso di Pagliarelli e gli affari della cosca legati al traffico di droga. Ma Ciancio avrebbe stretto legami anche con altre storiche famiglie mafiose della città, da quella di Brancaccio a quella dell’Acquasanta, zona in cui, non a caso, ricade proprio il mercato ortofrutticolo.
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