Circa 1,5 milioni di euro. A tanto ammonta il valore di attività commerciali e immobili riconducibili o comunque nella disponibilità del pregiudicato Luigi Salerno finite sotto sequestro. La misura patrimoniale è stata eseguita dai finanzieri del nucleo di polizia economico-finanziaria di Palermo su richiesta della Procura della Repubblica. Classe 1947, Salerno sarebbe uno storico esponente della famiglia mafiosa di Palermo-Centro e personaggio dotato di un notevole curriculum criminale. Condannato a sei anni dalla corte d’appello di Palermo per associazione di tipo mafioso, divenuta irrevocabile nel dicembre del ’99, è stato successivamente condannato di nuovo con sentenza della corte d’appello di Palermo (irrevocabile dal 2007) per associazione a delinquere di stampo mafioso ed estorsione con l’aggravante mafiosa a nove anni di reclusione.
Diversi sono stati, nel tempo, i collaboratori di giustizia che hanno reso dichiarazioni sul suo conto. Tra questi c’è, ad esempio, Salvatore Cucuzza, che nel ’96 individuava in Salerno il reggente della famiglia mafiosa di Palermo-Centro. Mentre un altro collaboratore di giustizia, Marcello Fava, nel 2000 lo qualificava come uomo d’onore, sempre della famiglia di Palermo-Centro. Salerno in passato è stato già destinatario di un procedimento di prevenzione, culminato nel gennaio 2015 con l’emissione, da parte del tribunale di Palermo, di un decreto di sequestro di disponibilità finanziarie e patrimoniali per un valore stimato di oltre 10milioni di euro.
A seguito di ulteriori attività investigative, nel maggio 2018 le fiamme gialle lo hanno arrestato insieme a un suo sodale per il reato di estorsione aggravata dal metodo mafioso nei confronti dei titolari di una storica attività commerciale palermitana operante nel settore dell’abbigliamento, con canali di vendita all’ingrosso e al dettaglio. Nello stesso anno, inoltre, sono stati attivati ulteriori accertamenti nei suoi confronti, che hanno consentito di ricondurre alla sua disponibilità altri compendi aziendali e immobili.
Sulla scorta di tali ulteriori accertamenti economico-patrimoniali svolti dagli specialisti del Gico del nucleo di polizia economico-finanziaria della guardia di finanza, il tribunale di Palermo ha disposto il sequestro di due imprese individuali (una tabaccheria allo Zen e una focacceria con sede nella zona turistica di via Maqueda) e di cinque immobili (nei quartieri Brancaccio e Capo) e formalmente intestati a dei prestanome, per un valore stimato complessivo pari a circa 1,5 milioni di euro. Il tribunale ha infatti ritenuto che i beni oggetto dell’odierno sequestro fossero in concreto nella disponibilità di Salerno e che comunque tali investimenti non fossero il frutto dei risparmi derivanti da redditi fiscalmente dichiarati dai rispettivi nuclei familiari, sostenendo che i beni aggrediti costituissero il frutto o il reimpiego di guadagni provenienti da attività illecite.
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