Mafia, «Pressioni di D’Alì per trasferire Linares» Le ammissioni di De Gennaro alla Procura

È iniziato dinanzi la Corte d’Appello di Palermo il dibattimento del processo a carico del senatore di Forza Italia Antonino D’Alì, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. In primo grado, il procedimento svolto con il rito abbreviato, si è concluso con la prescrizione per i reati contestati fino al 1994 e l’assoluzione per il periodo successivo.

Nei mesi scorsi il sostituto procuratore Nico Gozzo ha depositato circa 400 pagine di nuovi documenti che tirano in ballo i pentiti Giovanni Ingrasciotta e Antonino Birrittella, ma anche fatti relativi a Finmeccanica e ad alcuni dei suoi dirigenti come Francesco Subioni e Carlo Gualdaroni, oltre alle pressioni che il senatore avrebbe esercitato per ottenere il trasferimento dell’ex prefetto Fulvio Sodano e di Giuseppe Linares, allora a capo della squadra Mobile di Trapani. 

E proprio su questo si è centrata la prima udienza. Secondo quanto ha dichiarato oggi il pubblico ministero Gozzo, l’ex capo della polizia Gianni De Gennaro, ascoltato dalla Procura nei mesi scorsi, ha confermato le pressioni ricevute dal senatore D’Alì – sottosegretario all’Interno, tra il 2001 ed il 2005 – per rimuovere e trasferire Linares, che più volte è stato a un passo dalla cattura del boss latitante Matteo Messina Denaro

Passo centrale della deposizione di De Gennaro, sarebbe stato questo: «D’Alì mi chiese di sapere quale fosse lo stato della pratica relativa al possibile trasferimento di Linares, in relazione alla sua condizione di esposizione a rischio. Io risposi che il procedimento si era concluso sulla base delle valutazioni pervenute dalla Prefettura di Trapani che aveva concluso per la non necessità di provvedimenti di trasferimento. D’Alì prese atto di questa mia risposta e non mi disse null’altro». 

Secondo la Procura generale «è chiaro il tentativo dell’allora sottosegretario di influire con tutto il suo peso politico sulla procedura di trasferimento di Linares, come aveva già fatto con il prefetto Sodano». I tentativi di trasferimento sono stati rivelati in passato dal pentito Birrittella e nel 2013 dall’ex sacerdote Ninni Treppiedi. Nei verbali di quest’ultimo si legge di colloqui telefonici tra il senatore D’Alì e il suo allora capo di Gabinetto, Valerio Valenti, che gli consigliava il modo migliore per convincere il capo della polizia De Gennaro proprio sul trasferimento di Linares. Gozzo ha chiesto l’acquisizione di atti, documenti, intercettazioni, e le audizioni di numerose persone, tra cui appunto De Gennaro, Birrittella e Treppiedi e la moglie di Sodano. La riserva verrà sciolta nella prossima udienza del 6 novembre.

Secondo l’accusa, il senatore «ha contribuito fattivamente al sostegno e al rafforzamento di Cosa nostra, mettendo a disposizione dell’associazione mafiosa le proprie risorse economiche e, successivamente, il proprio ruolo istituzionale di senatore della Repubblica e di sottosegretario di Stato, nonché – ha detto Gozzo – intrattenendo, sin dai primi anni Novanta, anche ai fini della ricerca e dell’acquisizione di sostegno elettorale e a fronte del richiesto appoggio, rapporti diretti o mediati con numerosi esponenti di spicco dell’organizzazione».

Qualche settimana fa, il procuratore aggiunto Teresa Principato, sulle pagine de Il venerdì di Repubblicaha dichiarato che la latitanza del mafioso era coperta da poteri forti: «Penso che D’Alì sia tra le protezioni di Messina Denaro, ma non lo metterei come unica. Si farebbe un errore a considerarla l’unica», aveva detto. I legali di D’Alì, Gino Bosco e Pellegrino, hanno presentato un esposto nei confronti del magistrato e del giornalista autore dell’articolo. Tra i testi che il pg ha chiesto di ascoltare in questa nuova fase del processo, ci sarà anche Giuseppe Linares, trasferito nel luglio del 2013 alla guida della Dia di Napoli. Contattato da MeridioNews, l‘ex capo della mobile di Trapani preferisce non rilasciare dichiarazioni. Silenzio anche dal mondo politico e dall’antimafia dopo le notizie emerse nell’udienza di oggi. 


AGGIORNAMENTO: LA PRECISAZIONE DEL PG NICO GOZZO in merito alla errata indicazione, in udienza, della data di nascita del senatore D’Alì, ovvero il 26 ottobre 1934 anziché 25 dicembre 1951. «Vorrei precisare che l’errore sulla data di nascita è della procura della Repubblica, non mio».

AGGIORNAMENTO** 

I legali di D’Alì, Stefano Pellegrino e Gino Bosco, confermano la «totale estraneità ai fatti» del senatore di FI. «Dissentiamo fermamente dall’ipotesi di accusa della Procura Generale di Palermo nei confronti del senatore D’Alì, che non tiene conto di quanto accertato già giudizialmente – scrivono in una nota gli avvocati -. Affermiamo che gli atti processuali, compresi quelli prodotti quest’oggi dal Procuratore Generale, escludono, senza ombra di dubbio, qualsiasi interferenza o pressione presso i vertici della polizia da parte del senatore D’Alì finalizzata al trasferimento del dottor Linares. Per tale ragione, escludiamo ogni pretesa valenza accusatoria della produzione della Procura Generale, considerato che le dichiarazioni rilasciate dall’ex Capo della Polizia De Gennaro, sia a noi difensori che al Procuratore Generale, rappresentano piuttosto la prova documentale dell’assoluta correttezza ed estraneità ai fatti del D’Alì. Riteniamo, pertanto, gravemente fuorviante ogni notizia di stampa diversa dalle risultanze degli atti processuali ed, in particolare, dal contenuto delle dichiarazioni del dottore De Gennaro, che ci premureremo di consegnare integralmente agli organi d’informazione».

Marta Genova

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