A scoperchiare i contorni sull’accaduto di un trentennio fa è stato il racconto del capomafia pentito Concetto Bonaccorsi. La sua ricostruzione si è aggiunta a quelle già note di altri collaboratori di giustizia, Franco Russo e Roberto Testa, ed ha condotto, ieri, all’arresto di Rosario Pitarà, 64 anni, detto Saretto ‘u furasteri, per omicidio. Dall’accusa vengono contestate anche le aggravanti dei motivi futili e abietti e della premeditazione, essendosi avvalso delle condizioni previste dall’articolo 416 bis del codice penale, al fine di agevolare l’attività del clan dei Cursoti milanesi. Pitarà era stato scarcerato nell’agosto del 2017 dopo un lungo periodo di detenzione, mentre adesso è sottoposto a sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno.
Le indagini, eseguite dalla squadra mobile etnea, hanno fatto luce su un omicidio che Pitarà avrebbe commesso nel 1987 da Pitarà, vertice dell’organizzazione mafiosa, nel corso della cruenta guerra di mafia che vedeva contrapposto il clan ai Santapaola. La vittima era Gaetano Salici, ucciso il 2 agosto di trentuno anni fa in via Lazio, nel quartiere di Nesima superiore. La sua colpa era di essere stato forse coinvolto in un attentato, non andato a buon fine, voluto dai Santapaola per togliere di mezzo l’allora trentenne Pitarà. I testimoni del tempo riferirono di un inseguimento, ad opera del killer, iniziato in via La Marmora e finito innanzi ad una bancarella di via Lazio. Salici morì durante il trasporto in ospedale dopo essere stato raggiunto, intorno alle 19.15, da diversi colpi d’arma da fuoco: sul posto vennero rinvenuti e sequestrati 5 bossoli calibro 7,65.
Lo stesso 2 agosto e pochi minuti dopo il delitto, secondo la ricostruzione fornita dalla polizia, una volante sorprese l’allora 25enne Giovambattista Guglielmino in via Barsanti, luogo non lontano da quello dell’omicidio, mentre appiccava il fuoco a una Fiat Uno. L’uomo, subito fermato perché gravemente indiziato di concorso nell’omicidio Salici, venne poi condannato a 16 anni e 6 mesi di reclusione. Non fu possibile, invece, risalire all’autore materiale dell’omicidio.
Il racconto del pentito Bonaccorsi, corroborato da quello di Testa, per puro caso testimone oculare del delitto, confermerebbero il movente dell’omicidio: vari affiliati al clan Santapaola avevano da tempo nel mirino Saretto ‘u furasteri, considerato killer spietato e scomodo per gli avversari. Una sparatoria, secondo quanto ricostruito dalla polizia, si era in effetti verificata il 30 luglio in via San Leone, all’angolo con via Dell’Adamello, episodio cui Pitarà era riuscito a scampare. Il fratello di Salici, avendo appreso che alcune persone si erano recate dal fratello Gaetano per chiedergli informazioni su dove si trovasse Pitarà, aveva riportato la notizia al santapaoliano, convintosi a quel punto che Salici avesse fornito supporto all’agguato.
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