Mafia, i motivi dell’assoluzione del sindaco di Scicli Caos verso il voto dopo lo scioglimento del Comune

«È inaudito che l’imputazione abbia superato il vaglio dell’udienza preliminare». Con questa frase si concludono le motivazioni a sostegno della sentenza del Tribunale di Ragusa che ha assolto con formula piena l’ex sindaco di Scicli, Franco Susino, dall’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. Susino era l’unico politico indagato all’interno del processo Eco, quello che ha portato alla condanna per associazione a delinquere semplice di sette persone, la cui attività criminale ruotava intorno al servizio di raccolta rifiuti.

Il processo Eco (dal nome della ditta dei rifiuti che svolgeva il servizio) ha portato anche allo scioglimento del Comune per infiltrazioni mafiose decretato dal ministero dell’Interno il 29 aprile del 2015. La sentenza esclude il coinvolgimento dell’ex sindaco con l’associazione a delinquere. «Ovvia – si legge nella sentenza – l’assurdità di correlare la condotta di favoreggiamento o consolidamento a un gruppo criminale che sarebbe sorto ben quattro anni dopo» rispetto all’inizio dei rapporti di collaborazione tra Susino e il sodalizio criminoso indicato dall’accusa stessa.

Durante il processo, l’accusa ha cercato di avvalorare la tesi della vicinanza di Susino con Franco Mormina, capo cantiere della ditta che gestiva il servizio rifiuti, la Eco Seib srl, ritenuto il capo dell’associazione a delinquere e condannato a 11 anni e sei mesi di carcere. Secondo la Procura Susino si sarebbe impegnato per rafforzare le capacità operative della ditta, al fine di favorire le attività illecite dell’associazione mafiosa. Per il pm sarebbe esistito un accordo tra Susino e Mormina già prima dell’elezione del primo cittadino: il candidato sindaco si sarebbe accaparrato l’appoggio nella competizione elettorale da parte del clan di Mormina e, in cambio, avrebbe garantito loro l’affidamento del servizio di affissione dei manifesti elettorali e assicurato al Mormina un filo diretto extra istituzionale tale da favorire il rafforzamento del suo ruolo all’interno della Eco Seib Srl. Ciò, sempre secondo l’accusa, avrebbe portato l’amministrazione comunale a realizzare vantaggiosi contratti, licenze, concessioni e perfino a creare posti di lavoro ad appannaggio del sodalizio criminoso.

Ma la difesa è riuscita a dimostrare che, una volta assunte le funzioni di primo cittadino, Susino, informato dai funzionari comunali competenti, ha mosso una serie di rilievi alla Eco Seib che hanno provocato un serio contenzioso. Per i giudici, quindi, non si evince nessun favoreggiamento da parte di Susino a Mormina. Anzi, il primo cittadino si è rifiutato di pagare le prestazioni del Mormina e di altri tre dipendenti, spingendo l’azienda al loro licenziamento. «Le iniziative di Franco Susino – si legge nella sentenza – sono allora troncanti: ammesso per ipotesi un legame, un collegamento, un impegno a favorire Mormina, il risultato concreto è il suo contrario: non solo il Mormina salta, ma addirittura la ditta al cui interno questi spadroneggia è destinataria di molteplici e pesantissime riserve contrattuali: riserve che inequivocabilmente dimostrano l’incapacità del Mormina a garantire se stesso e la ditta».

Per i giudici a Scicli ha operato un’associazione a delinquere, ma non di stampo mafioso: quasi tutti i presunti componenti erano anche dipendenti della ditta che gestiva il servizio di raccolta rifiuti e si sono resi protagonisti di una serie di reati che hanno danneggiato la stessa impresa per cui lavoravano. Il titolare, Giuseppe Busso, si è costituito parte civile ottenendo un risarcimento per danni patrimoniali e non patrimoniali di centomila euro. Sette gli imputati condannati in tutto, la pena più pesante è toccata proprio a Mormina.

Al processo appena concluso in primo grado si affianca il procedimento amministrativo sullo scioglimento del Comune per infiltrazioni mafiose. La settimana scorsa il Consiglio di stato si sarebbe dovuto esprimere, a seguito del ricorso di ex amministratori e consiglieri comunali, sulla legittimità del provvedimento. Ma la tanto attesa decisione non è arrivata. Il Tar aveva rigettato il ricorso, spiegando di dover attendere l’esito del procedimento penale in corso. Di conseguenza a Scicli le aspettative per una decisione positiva erano altissime, ma il Consiglio di Stato ha rinviato tutto all’udienza del 12 gennaio, nel corso della dovrebbero essere approfondite le questioni di merito anche alla luce della recente sentenza del Tribunale di Ragusa.

Un rinvio che, in realtà, evita il profilarsi di una situazione anomala e ingarbugliata sul piano politico. A Scicli sono infatti previste le elezioni per il 27 novembre, secondo quanto stabilito dall’assessora agli Enti locali, Luisa Lantieri. Se il Consiglio di Stato avesse reintegrato il consiglio comunale avrebbe, di fatto, potuto far slittare il voto.

A proposito di elezioni: a Scicli al momento regna una grande confusione per via dei tempi ristretti, nessuno era pronto ad affrontare una campagna elettorale così breve e, nonostante i numerosi tentativi, non si riesce a trovare l’accordo su nomi e programmi. I coordinatori delle liste civiche, che sembrano prevalere sui partiti tradizionali, sono in forte difficoltà. In meno di un mese devono trovare i candidati, raccogliere le firme e autenticarle. Cosa che, in assenza del consiglio comunale, diventa ancora più complicata.

Carmelo La Rocca

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