Questa mattina gli ex dipendenti di Riela group hanno chiesto e ottenuto dal prefetto di Catania, Francesca Cannizzo, la promessa di organizzare un tavolo tecnico per cercare di risolvere la loro situazione. Nonostante i recenti risvolti giudiziari per cui è stato dimostrato che Filippo Riela controllava le aziende che lo Stato gli ha confiscato per mafia nel 1999 direttamente dalla sua cella di carcere, infatti, dallo scorso primo settembre non lavorano più: sono stati licenziati. Sono 12 e vogliono vederci chiaro in merito. Non capiscono come, dopo la confisca, non si sia stati in grado di portare avanti unazienda tra le più importanti nel settore trasporti e devono anche ricevere alcune mensilità e il Tfr – trattamento di fine rapporto.
«Ci hanno lasciato in mezzo alla strada senza neanche ammortizzatori sociali», lamenta Maurizio Marino, uno dei lavoratori presenti davanti al palazzo della prefettura questa mattina. «Eppure i soldi per pagarci ciò che ci è dovuto dovrebbero esserci perché secondo il provvedimento giudiziario sei milioni di euro li deve il consorzio Setra, nostro debitore e un altro milione di euro dovrebbero sborsarlo i fratelli Riela», aggiunge.
I dodici ex dipendenti lamentano notevoli disagi economici. Le famiglie, infatti, sono quasi tutte monoreddito e nellazienda lavorava anche una coppia che si è ritrovata dunque dallavere due stipendi a non averne nessuno. «Chi aveva qualcosa da parte lha usato, ma non possiamo andare avanti così», afferma un lavoratore. «Lo stipendio medio era di mille e duecento euro, non navigavamo nelloro, ma almeno potevamo mantenere la famiglia», dice un altro. «Dopo il sequestro dovevamo essere come dei dipendenti statali, ti fidi dello stato, e invece abbiamo fatto male», dichiara una ex dipendente.
Insieme ai lavoratori, questa mattina dal prefetto, anche una delegazione di sindacati e dei Partito Democratico. «Deve esserci un segnale forte, non è accettabile che unazienda sequestrata alla mafia chiuda così afferma Luca Spataro, segretario della provincia etnea del partito bisogna invece rilanciarla per una economia legale in un settore che notoriamente nella nostra regione è inquinato dalla criminalità organizzata», conclude.
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