Mafia, confisca da 20 milioni all’ex vicepresidente Ance Appalti e amicizie pericolose, da Birgi alla Calcestruzzi

Beni per un valore complessivo di 20 milioni di euro sono stati confiscati all’imprenditore edile Pietro Funaro, ritenuto dagli inquirenti vicino alle famiglie mafiose trapanesi. Nel mirino auto, una imbarcazione, conti correnti e società

Il sequestro preventivo dei beni a carico di Funaro, ex vicepresidente regionale dell’Ance ed ex presidente provinciale della stessa associazione a Trapani, era scattato già nel 2014. Dalla metà degli anni novanta il suo nome salta fuori in diverse inchieste condotte dagli investigatori contro la famiglia mafiosa di Castelvetrano, capeggiata dal boss latitante Matteo Messina Denaro, ma l’imprenditore non è stato condannato. Le indagini, però, hanno fatto emergere le sue amicizie pericolose con soggetti legati a Cosa Nostra, come Vito Tarantolo, anche lui interessato da una confisca milionaria di beni nel 2015, ritenuto dagli inquirenti uno dei prestanome del boss trapanese Vincenzo Virga e in ottimi rapporti con la cosca palermitana dei Lo Piccolo. 

Con Tarantolo, Funaro avrebbero svolto un ruolo di sostegno per la intestazione fittizia di beni. A parlare dell’ex vicepresidente regionale dell’Ance, alcuni collaboratori di giustizia come Vincenzo Sinacori e il controverso Nino Birrittella. Tra gli appalti a cui hanno lavorato imprese contigue o vicine a Cosa Nostra trapanese, grazie anche al sostegno che sarebbe giunto da Funaro, ci sono quelli per l’ammodernamento anche strutturale dell’aeroporto militare di Trapani Birgi per un ammontare di 13 milioni di euro. Quel reticolo imprenditoriale descritto dagli inquirenti per il condizionamento illecito degli appalti avrebbe permesso all’ex esponente provinciale dell’Ance di tessere affari con imprenditori del calibro di Vito Mannina e Tarantolo per aggiudicarsi nel 2002 il grande appalto nello scalo trapanese. 

Sinacori, in particolare, ha svelato i rapporti intercorsi tra Funaro e l’imprenditore mazarese Michele Accomando, condannato per mafia e coinvolto in una indagine su Cosa Nostra e massoneria. Contatti molto stretti avrebbe avuto anche con l’imprenditore valdericino Tommaso Coppola, condannato in via definitiva per concorso esterno, al tempo in cui questi faceva da insospettabile regista nell’aggiudicazione di appalti in favore di imprese raccomandate da Ciccio Pace, indicato dai magistrati come capo della cosca trapanese. Le collusioni dell’imprenditore emergerebbero anche dalle indagini sulla costruzione della Galleria Scindo Passo di Favignana. In mezzo pure la vicenda della Calcestruzzi Ericina, l’azienda confiscata a Virga che tentò di riappropriarsene. Secondo i giudici del tribunale di Trapani l’imprenditore avrebbero fatto «ostruzionismo» nei confronti di quell’azienda tornata nelle mani dello Stato, tale da farne diminuire le commesse. L’ultimo appalto che aveva ottenuto una delle imprese di Funaro è quello della realizzazione di condutture idriche a in zona Montescuro ovest, a Trapani. L’assegnazione dell’appalto venne però bloccata dalla prefettura.

Le indagini hanno confermato la vocazione imprenditoriale di Cosa Nostra e il suo potere ben più esteso del territorio provinciale trapanese, distribuito, piuttosto, in gran parte del territorio regionale attraverso un reticolo imprenditoriale per il condizionamento illecito degli appalti pubblici, dall’aggiudicazione alla gestione dei lavori fino alle forniture. La confisca a Funaro è scattata a conclusione di analisi condotte dalla Divisione Anticrimine, partendo da precedenti risultati degli organi di polizia giudiziaria e all’esito di indagini societarie e patrimoniali svolte dalla polizia e dal Nucleo di Polizia Economica e Finanziaria della Guardia di Finanza. Il provvedimento, emesso dalla sezione Misure di prevenzione del tribunale, è stato eseguito dagli agenti di polizia della Divisione anticrimine e dai militari del Nucleo di polizia Economico-finanziaria della Guardia di finanza. 

Pamela Giacomarro

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