Mafia, chiesto processo per ex deputato Pippo Nicotra Nel mirino dei magistrati i rapporti con i Santapaola

Sono 32 le persone per le quali la procura di Catania chiede il processo nell’ambito dell’inchiesta Aquilia. L’operazione, scattata il 10 ottobre scorso sotto il coordinamento della Direzione distrettuale antimafia, è quella che ha portato all’arresto dell’ex deputato Pippo Nicotra, accendendo i riflettori sui rapporti che il politico e imprenditore originario di Aci Catena – Comune di cui è stato sindaco prima a inizio anni Novanta, incappando nello scioglimento per mafia, e poi a metà anni Duemila – avrebbe intrattenuto con il clan Santapaola.

Nicotra, messo ai domiciliari dopo una detenzione durata circa due mesi e prolungatasi a causa del mancato reperimento del braccialetto elettronico, è accusato di concorso esterno in associazione mafiosa, voto di scambio e tentata estorsione nei confronti di un imprenditore edile, socio della moglie. Con lui davanti al gup – l’udienza preliminare è stata fissata per il 26 giugno nell’aula bunker del carcere di Bicocca – compariranno anche diversi esponenti del gruppo locale legato ai Santapaola. Nomi tirati in ballo da Mario Vinciguerra, ex reggente del clan e da alcuni anni collaboratore di giustizia

Vinciguerra ha messo a verbale le diverse circostanze in cui gli interessi di Cosa nostra e quelli del politico-imprenditore si sarebbero incrociati. Un rapporto che, per i magistrati etnei, avrebbe portato benefici ad ambedue le parti: Nicotra avrebbe ottenuto il sostegno in occasione delle consultazioni elettorali, in un arco temporale che va perlomeno dal 2005 al 2012, nonché la possibilità di sfruttare i contatti nella criminalità per risolvere controversie private; mentre i Santapaola avrebbero disposto dell’imprenditore per finanziare il sostentamento delle famiglie dei detenuti, avere la possibilità di cambiare denaro in banconote di grosso taglio per tentare di comprare un carico di droga da soggetti vicini ai narcos colombiani, e infine trovare lavoro a persone indicate dal clan nei supermercati di proprietà di Nicotra. Quest’ultimo, nel corso dell’interrogatorio davanti al gip, si è dichiarato vittima della mafia e costretto a pagare il pizzo da quarant’anni

Nell’inchiesta della Dda etnea, è finito anche un presunto incontro tra Nicotra e Santo La Causa, oggi collaboratore di giustizia ma un tempo reggente dell’ala militare dei Santapaola. La Causa ha raccontato di avere parlato con Nicotra, presentandosi all’appuntamento travestito da benzinaio. Di questo incontro Nicotra parla anche in un secondo momento, senza sapere di essere intercettato. Stando a La Causa, i due discutono dell’imposizione del pizzo in alcuni capannoni di proprietà di Nicotra nella zona industriale di Catania e dell’interesse verso diversi terreni agricoli ad Aci Catena, che La Causa voleva venissero resi edificabili tramite l’intercessione dello stesso Nicotra, che all’epoca era sindaco. 

Tra gli indagati c’è anche Stefano Sciuto, figlio del boss Nuccio Coscia, morto l’anno scorso. Il capomafia fu al centro dello scioglimento per mafia del Comune di Aci Catena: il consiglio dei ministri, nel 1993, decise di mettere fine all’esperienza di Nicotra come sindaco, dopo che il primo cittadino si era opposto al divieto, disposto dalle autorità, di celebrare pubblicamente il funerale del cognato di Sciuto, Maurizio Faraci, ucciso durante una rapina. Nicotra, successivamente, andò in cimitero a fare le condoglianze al boss. 

La lista delle persone che hanno ricevuto nei giorni scorsi la notifica dal tribunale è molto più lunga rispetto a quella emersa in occasione degli arresti di ottobre. Comprende tutti coloro che sono stati indagati, ma per i quali – molti di loro devono rispondere di reati minori – non è stata emessa misura cautelare. Tra loro anche l’ex consigliere comunale Sebastiano Strano, coinvolto nelle vesti di imprenditore nei fatti legati al pestaggio che sarebbe stato sollecitato da Nicotra per costringere un socio della ditta Erika srl a restituire una somma di denaro. Infine, uno degli indagati, Mariano Massimino, ha già patteggiato la pena.

Le persone per cui la procura chiede il processo:
1. Fabio Arcidiacono, cl. 1984
2. Fabrizio Bella, cl. 1964
3. Rodolfo Bonfiglio, cl. 1980
4. Alfio Brancato, cl. 1974
5. Camillo Brancato, cl. 1976
6. Giovanni Cammarata, cl. 1973
7. Cirino Cannavò, cl. 1972
8. Concetta Cannavò, cl. 1961
9. Andrea Caruso, cl. 1981
10. Antonino Correnti, cl. 1981
11. Fabio Vincenzo Cosentino, cl. 1978
12. Gianmaria Tiziano Cosentino, cl. 1981
13. Emanuele Cubeda, cl. 1980
14. Danilo Tommaso Failla, cl. 1979
15. Salvatore Nunzio Fonti, cl. 1970
16. Camillo Grasso, cl. 1968
17. Salvatore Indelicato, cl. 1970
18. Antonino Francesco Manca, cl. 1978
19. Carlo Messina, cl. 1957
20. Mario Musumarra, cl. 1962
21. Mario Nicolosi, cl. 1966
22. Raffaele Giuseppe Nicotra, detto Pippo, cl. 1956
23. Rosario Panebianco, cl. 1968
24. Camillo Pappalardo, cl. 1970
25. Gabriele Privitera, cl. 1991
26. Concetto Puglisi, cl. 1981
27. Antonino Quattrocchi, cl. 1952
28. Giuseppe Rogazione, cl. 1974
29. Santo Paolo Scalia, cl. 1974
30. Stefano Sciuto, cl. 1982
31. Sebastiano Strano, cl. 1956
32. Gaetano Mario Vinciguerra, cl. 1970

Simone Olivelli

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