A stabilire se esistono gli estremi per uno scioglimento per mafia del consiglio comunale di Vittoria sarà una commissione prefettizia. A disporre l’accesso ispettivo è stata la prefetta Maria Carmela Librizzi. Compito della commissione sarà quello di verificare eventuali forme di infiltrazione mafiosa all’interno dell’ente locale. A farne parte saranno la viceprefetta, Concetta Caruso, il viceprefetto aggiunto Ferdinando Trombatore, e poi il tenente colonnello dei carabinieri, Giuseppe Marseglia, il dirigente di polizia Giorgio Terranova, il tenente colonnello della guardia di finanza Sergio Cerra e il maggiore della Dia Carmelo Mirinnino.
La decisione arriva a dieci giorni dall’arresto dell’ex sindaco Giuseppe Nicosia, del fratello Fabio, di recente dimessosi dalla carica, entrambi accusati di avere raccolto voti per le scorse elezioni amministrative con l’impegno dei pregiudicati per mafia ed esponenti della Stidda Giombattista Puccio e Venerando Lauretta. A fare da tramite tra i quattro sarebbero stati Raffaele Giunta e Raffaele Di Pietro. La commissione ha tre mesi di tempo per effettuare gli accertamenti, con la possibilità di chiedere una proroga di altri tre.
In concomitanza con la decisione della prefettura è arrivata anche la notizia della revoca degli arresti domiciliari per Giuseppe Nicosia e Venerando Lauretta. A deciderlo è stato il giudice per le indagini preliminari, dopo gli interrogatori di garanzia, nel corso dei quali sono state confrontate le dichiarazioni dei due indagati. «Permane piena fiducia nell’operato della magistratura, fiducia confermata dalla liberazione di Giuseppe Nicosia – dichiara l’avvocato Maurizio Catalano -. Siamo certi seguirà un proscioglimento onnicomprensivo esteso a Fabio Nicosia come all’altrettanto incolpevole Nadia Fiorellini (ex assessora indagata per la falsificazione delle firme della lista di Nicosia, ndr). A salutare con soddisfazione la scarcerazione è stato anche Lauretta, che dal proprio profilo Facebook ha annunciato la disposizione del gip: «Libertà, oggi si va a pranzo fuori», ha scritto il pregiudicato.
Nell’inchiesta Exit poll è indagato anche l’attuale primo cittadino, Giovanni Moscato, che nei giorni scorsi si è difeso dalle accuse – nel suo caso di corruzione elettorale e non voto di scambio politico-mafioso – sostenendo che l’avere ricevuto il sostegno dei Nicosia al secondo turno non implicherebbe alcun coinvolgimento con le presunte dinamiche criminali che si sarebbero registrati alla vigilia dell’amministrative 2016.
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