Pochi mesi dopo l’operazione Rewind che ha fatto luce sulla guerra di mafia nel Nissseno agli inizi degli anni Novanta, il giudice per le indagini preliminari di Catania ha condannato stamattina con rito abbreviato a trent’anni di carcere nove persone, ritenute affiliate al clan Madonia di Cosa nostra, per l’omicidio di Roberto Bennici. L’uomo – esponente della Stidda – è stato ucciso mentre giocava a carte all’interno del bar Sicilia, a Niscemi, il 23 ottobre 1990. Il gip ha accolto le richieste dell’accusa, dichiarando colpevoli Salvatore Calcagno, Rosario La Rocca (detto Saro Pacola), Giovanni Passaro, Pasquale Trubia, Angelo Tisa, Salvatore Siciliano, Emanuele Cassarà ed Emanuele Iozza. Stessa pena per Giancarlo Maria Lucio Giugno, alle quali sono state però concesse le attenuanti per aver confessato. Per tutti è stata riconosciuta l’aggravante mafiosa. Giuseppe Tasca, invece, è stato assolto – come chiesto dal pm – per non aver commesso il fatto.
Bennici, benzinaio 31enne incensurato, è stato ucciso in un agguato nel corso del quale è rimasto coinvolto un altro stiddaro, Francesco Nanfaro, venditore ambulante, pregiudicato per reati legato al porto illegale di armi. I due avrebbero fatto parte del gruppo capeggiato dalla famiglia Russo, contrapposto a quello di Cosa nostra afferente al boss Bartolo Spatola e guidato da Giancarlo Giugno e Salvatore Calcagno (oggi condannati per l’assassinio) e Antonino Pitrolo. Un omicidio, quello sul quale si è pronunciato oggi il gip, preceduto e seguito da una lunga scia di sangue causata dalla lotta per il controllo del Nisseno. La svolta per gli inquirenti è stata resa possibile anche grazie alle testimonianze di alcuni collaboratori di giustizia, gli stessi che hanno chiarito anche i retroscena di un altro delitto, quello del giovane studente Pierantonio Sandri.
I nove, già detenuti o sorvegliati speciali al momento della conclusione delle indagini, sono stati inoltre condannati a risarcire i familiari di Roberto Bennici che si sono costituiti parte civile. La cifra stabilita dal giudice per ciascun parente è di 50mila euro.
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